La montagna anche in inverno - di Vittorio Camacci
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Chi ama andare e camminare in montagna sa bene la stanchezza che si prova dopo un' escursione. Conosce bene anche le sensazioni piacevoli legate al contatto con la natura. Ovviamente andare a camminare per sentieri aiuta a dimagrire ed a scolpire il proprio corpo, oltre a far bene alla nostra mente. Pochi lo sanno, ma la montagna può farci vivere meglio, sia in estate che in inverno, migliorando il nostro umore, facendo crescere l'autostima, abbassando i livelli d'ansia, in poche parole ci aiuta a combattere stress e depressione.
La montagna è amica della salute, solo per il fatto che ci permette di respirare aria pulita, meno inquinata. Si rafforza il sistema immunitario, si abbassa la pressione alta, si migliorano le prestazioni del cuore. Possiamo frequentare i monti anche in pieno inverno, con attrezzature particolari che si trovano ormai in tutti i negozi specializzati. In caso di neve si possono usare specifiche appendici da applicare sotto le suole dei nostri scarponi. Sono chiamate ciaspole o racchette da neve. Sono il divertimento ideale per coloro che amano la natura imbiancata, camminare in luoghi coperti da un soffice strato di neve, con tranquillità e silenzio intorno. Se oggi vengono utilizzate per hobby o per passeggiare semplicemente sulla neve, un tempo erano utilizzate come strumento per muoversi anche in condizioni climatiche estreme o di ausilio alla caccia.
La loro origine è antichissima, erano, infatti, uno strumento indispensabile nelle zone fredde dell'Asia, del Nord Europa e del Nuovo Mondo (Alaska, Canada e Nord America). Senza esse sarebbe stato impossibile svolgere qualsiasi attività, da quelle essenziali per procurarsi il cibo a quelle messe in atto per le relazioni sociali. Anche i legionari romani le utilizzavano per attraversare i valichi innevati nelle campagne di conquista d'oltralpe ed andando più indietro nel tempo, sono state scoperte testimonianze preistoriche delle ciaspole, con il ritrovamento di graffiti in cui si mostrano dei cacciatori primitivi che galleggiano sulla neve con grandi appendici ai piedi.
Oggi in montagna è famoso il detto: "se sai camminare ... sai andare anche con le ciaspole". Camminare con le racchette da neve è infatti un'attività aerobica alla portata di tutti, soprattutto adatta anche ai bambini ed agli anziani. Le ciaspole si differenziano in destra e sinistra ed anche dalla forma della fibbia, che serve come chiusura ed è posizionata sempre all'esterno. Le racchette invece sono di diversa foggia che varia: in base alla grandezza, al materiale con cui sono costruite, al percorso per cui sono destinate ed al costo. Una volta messe ai piedi si può partire in tutta scioltezza e tranquillità! Occorre tenere le gambe leggermente divaricate, in modo che le racchette non si sormontino, altrimenti si rischia d'inciampare e di cadere; le braccia servono per mantenere l'equilibrio, devono essere un po' aperte e possono essere aiutate dall'appoggio alternato di bastoncini, come quelli del Nordic Walking o dello sci da fondo. Occorre non esagerare, almeno all'inizio, in quanto "ciaspolare" vuol dire fare, circa, il 50% di fatica in più rispetto alla camminata tradizionale. Le regole più importanti durante la camminata sulla neve sono quelle di fare pause brevi per non raffredarsi. Portarsi molta acqua, perché ci si può disidratare anche con il freddo. Attenzione dove si mettono i piedi per le rocce, il ghiaccio o gli ostacoli nascosti. Iniziare la ciaspolata non troppo tardi perché in inverno le giornate sono brevi. Attenzione all'abbigliamento, ricambio per evitare sudore e ipotermia e occhiali da sole per il riverbero della coltre nevosa.
Ora siete pronti per cominciare questa nuovo modo di approcciarvi alla natura. In "bocca al lupo" e buon divertimento a tutti!
Vittorio Camacci
La Veglia - di Vittorio Camacci
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La notte di Natale è densa di mistero, in essa si mescolano sacro e profano, religione e magia, fede e superstizione, antiche leggende e ingenue credenze, specialmente i bimbi, in balia degli anziani, riempiono la notte di stupori, di favole e di sogni.
Una volta, finita la cena, ci si radunava intorno al camino per aspettare insieme la “Messa di mezzanotte”. Si raccontavano favole e leggende, questo compito spettava ai vecchi che riempivano le ore sull’argomento natalizio, ambientato nella vita di tutti i giorni, non privo di una visione sociale e di una rivalutazione del mondo dei poveri. C’era San Giuseppe che cercava un letto per Maria e tutti gli albergatori ed i parenti lo cacciavano perché era povero; la solidarietà dei miseri pastori accorsi appena sentito il pianto del Bambinello; San Giuseppe che si era perso tutto e non aveva visto niente perché era andato a prendere l’acqua poi tornato nella stalla non aveva trovato, come gli altri, il Bambino avvolto da una gran luce, allora egli provava a recuperare la Grazia portando il fuoco nel mantello senza bruciarsi facendo concorrenza al bue ed al somarello che invece lo scaldavano con il fiato e chi avrebbe potuto salvare il Figlio di Dio se non loro. I contadini lo sapevano perché essi erano gli animali più umili della stalla.
Comunque il pezzo forte dei racconti era l’arrivo dei Re Magi nei quali c’era tutta la saggezza, la forza, e la ricchezza dei grandi re, il fascino dell’Oriente, l’omaggio del potere al povero Cristo nato in una grotta, dentro una povera mangiatoia.
I bambini sentivano i brividi alla schiena quando si parlava della crudeltà di Erode che per invidia faceva scannare tutti i neonati di quella notte, ma l’Innocente si salvava nell’epica “fuga in Egitto” con i feroci soldati di Erode dietro sguinzagliati nella campagna.
Intanto, avvicinandosi la mezzanotte, gli animali nella stalla parlavano ma nessuno li aveva mai sentiti perché chi ci aveva provato era morto all’istante e così arrivava l’ora della messa, vi si andava tutti imbacuccati perché le chiese di montagna erano fredde e piene di spifferi ma si sopportava tutto in allegria e gioia. Poi si tornava a casa e ci si addormentava tra le braccia degli adulti, sotto grandi coperte di lana guardando le stelle alla finestra. Si cercava la Cometa, la “stella con la coda”, e visto che non c’era, si dormiva tranquilli perché tutti sapevano che essa era bella ma anche crudele: la prima volta aveva annunciato la nascita del Messia, ma quando fosse tornata, avrebbe annunciato la fine del mondo.
Questa era la notte di Avvento, carica di prodigi e presagi. Il grande miracolo della nascita del Redentore si frantumava in mille altri portentosi avvenimenti ed avventure, il cielo scendeva sulla Terra, il sole al mattino riprendeva il suo cammino nell’allungare le ore di luce. Questa era l’umanità del Natale da cui riemergevano gli antichi miti, le paure, le angosce, le speranze e le certezze stratificatesi nei millenni. L’universo era racchiuso in quel bambino deposto sulla paglia che esorcizzava con il suo fascino il terrore delle cose infinite ed inspiegabili, così la notte si illuminava di significato e rendeva tutto possibile.
Vittorio Camacci
“La Bottega che vorrei”
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“La Bottega che vorrei” 22 dicembre 2022 ore 17:00
Ascoli Piceno, 19 dicembre 2022- Bottega del Terzo Settore organizza un evento gratuito aperto a tutta la comunità e alla sua compagine sociale il prossimo giovedì 22 dicembre a partire dalle ore 17:00.
L’evento si chiama “La Bottega che vorrei” e prende il nome dal percorso di valutazione partecipata che Bottega stessa sta portando avanti con i propri soci, studiando con essi l’impatto del progetto Bottega del Terzo Settore; si parlerà quindi di valutazione sociale con Francesca Broccia, antropologa valutatrice esperta nella costruzione di innovativi strumenti e processi di sviluppo delle organizzazioni e dei territori fragili.
Per questo, la tematica scelta per fare da cornice alla serata sarà la rigenerazione delle aree lontane su cui si focalizzerà l’intervento di apertura della Fondazione Carisap parlando del suo coraggioso operato. Si parlerà della rigenerazione dei luoghi, quegli spazi dismessi, recuperati e destinati a nuovi usi comunitari. Infatti, lo scorso 1° ottobre in occasione della giornata europea delle Fondazioni, grazie alla Fondazione Carisap, Bottega è stata menzionata come uno degli oltre 100 luoghi in tutta Italia dove le comunità e le fondazioni realizzano insieme iniziative locali di rigenerazione, apparendo anche in un servizio del TG5. Per l’occasione Bottega ospiterà un’altra delle realtà italiane mappate, il Rondò dei Talenti di Cuneo, un importante progetto di rigenerazione voluto e promosso dalla Fondazione CRC che ha cambiato volto e funzioni trasformando l’ex sede di UBI Banca in uno spazio per la comunità. Un polo aperto a tutti da 0 a 99 anni che si sviluppa intorno al tema del talento.
Sarà poi la volta di Antonella Nonnis, architetto legato al progetto Zenone, che ci parlerà di come un luogo possa generare una comunità attraverso la tematica delle comunità ereditarie e l’esempio del progetto “Voler Bene a Grottammare”.
Non poteva mancare la performance artistica, affidata al talentuoso Neri Marcorè attore, doppiatore, impressionista, conduttore televisivo e cantante italiano.
Tutto l’evento sarà raccontato dai microfoni di Radio Incredibile associazione di promozione sociale, una radio di comunità la cui mission principale è quella di raccontare il territorio, valorizzandolo mediante il potente strumento che è il microfono.
L’evento è GRATUITO ma è necessario prenotarsi per poter partecipare.
Il modulo di registrazione è disponibile qui:
https://www.eventbrite.it/e/biglietti-la-bottega-che-vorrei-487690825387?fbclid=IwAR32HtDUFrdkS2LGiLrPW9v7-stcBhJJk_kd9RkuU-LULsW6zOEZnzgPMew