La sincerità - di Vittorio Camacci
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Nel cratere sismico dell’Appennino centrale, tra le SAE già scolorite e i cantieri eterni, la verità è sparita come l'acqua nelle crepe del terreno. Da anni si parla di ricostruzione, ma a ben vedere, si è ricostruito solo un teatro di cartone. Palchi traballanti, comparse pagate, attori bugiardi. Nessuno è sincero. Nessuno osa dire la verità.
Le promesse cadono come intonaci vecchi. I tecnici sorridono e rassicurano, ma dietro le planimetrie firmate c’è solo business. I politici tagliano nastri su rovine mai risorte, gli imprenditori si ingrassano con l’emergenza. I cittadini? In bilico tra la rassegnazione e la rabbia, spesso divisi da rancori e invidie. Anche loro hanno imparato a mentire: fingono ottimismo per non affondare, tacciono per paura, sorridono per convenienza.
Nel cratere non si dice che le case non torneranno tutte in piedi. Non si dice che certi borghi sono stati cancellati non dal terremoto ma dalle scelte politiche. Non si dice che c’è chi si è arricchito e chi invece ha solo perso. Non si dice che molti hanno lasciato e non torneranno. Chi resta lo fa spesso per dovere, non per speranza.
Eppure, proprio in questo pantano di omissioni, di parole costruite per non dire nulla, la sincerità potrebbe essere l’unico gesto rivoluzionario. Un piccolo fuoco nel gelo del disincanto.
La sincerità di dire che le cose non vanno. Che le promesse sono state tradite. Che i soldi pubblici sono finiti altrove. Che certi cantieri servono solo a far girare i soldi, non a far tornare la vita. La sincerità di guardare in faccia i soprusi, di chiamare con il loro nome i compromessi. La sincerità di ammettere che la ricostruzione morale è molto più urgente di quella materiale.
Perché è facile costruire muri, più difficile ricostruire fiducia. Senza fiducia non esiste comunità, solo solitudini contigue.
Forse è vero che la sincerità ferisce, rompe equilibri, spezza complicità. Ma qui, nel cratere, gli equilibri sono già rotti e le complicità hanno già avvelenato il futuro. Allora tanto vale rischiare la verità. Una parola vera, anche se cruda, può valere più di cento dichiarazioni ufficiali.
In questo tempo di finzioni istituzionali e sorrisi a contratto, essere sinceri è un atto di resistenza. Forse, proprio da qui, potrà rinascere qualcosa. Non da un modulo compilato o da una delibera, ma da chi ha il coraggio di dire: “Così non va. Così non è giusto. Così non è casa.”
Nel cratere, la sincerità non è una virtù. È una necessità.
"Un elemento imprescindibile
Per creare la comunità del futuro
Non è la forza, né l'oro
Ma un filo umano sincero e puro
Che unisce le case, i silenzi, il lavoro.
Sincerità tra chi resta e chi torna
Nei gesti semplici senza inganno
Tra i monti la vita rinasce
Solo se il cuore ti tocca e ti pasce.
Socialità che si fa pane e parola
Che scaccia il sospetto, che vola
Un elemento imprescindibile
La verità condivisa e ineludibile".
Vittorio Camacci
Il settimo sigillo - di Vittorio Camacci
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Cesacastina sembrava uscita da un altro tempo. Quella mattina, le nuvole camminavano basse tra le pietre e il vento pareva bisbigliare nomi dimenticati.
Il pellegrino, studioso di simboli sacri, era arrivato da solo, zaino in spalla, guidato da un sogno ricorrente: una donna velata lo chiamava da una fonte d’acqua incastonata nella roccia. Aveva occhi neri e tristi e tra le mani un libro senza titolo.
«Torna a casa», gli aveva detto. «Nel cuore della pietra è inciso il segreto che i miei figli hanno giurato di proteggere.»
Aveva letto qualcosa su quel posto: il vecchio convento dei frati alchimisti, spariti in una notte di mistero. Si diceva che adorassero la Maddalena non come peccatrice, ma come sposa di Cristo e madre di un figlio nascosto. Qualcuno osava raccontare che fossero discendenti dei Templari fuggiti a nord, dopo la persecuzione.
Quel giorno era il 22 luglio.
lI pellegrino lo aveva scelto apposta.
Il sentiero saliva tra i lecci e le ginestre in fiore. Superò la vecchia mulattiera, poi l’abbeveratoio del Colle, dove l’acqua ancora scrosciava limpida. Laggiù, qualcuno mormorava che sotto la fontana si aprisse una grotta chiusa da sette sigilli, uno per ogni passaggio dell’anima verso la luce. Una leggenda o forse no.
Quando arrivò alla Valle delle Cento Fonti, qualcosa cambiò. I ruscelli cantavano in coro e il vento pareva portare voci. Scelse una delle sorgenti laterali, nascosta tra i faggi. Si inginocchiò, assetato. Ma prima di bere, notò qualcosa.
Inciso nella roccia, sotto il velo d’acqua, c’era un segno templare: una croce biforcuta, e sotto… un giglio e una spirale.
Il pellegrino toccò la pietra. Vibrava.
Poi accadde.
Il suolo tremò lieve. Una parte della roccia scivolò via come spinta da una forza gentile. Dietro c’era una nicchia. Dentro, avvolto nella cera d’api e lino, giaceva un piccolo libro di pelle. Senza titolo, come nel sogno.
Le pagine erano scritte a mano, in latino mistico e simboli alchemici.
C’era una frase ripetuta più volte:
“Ubi Rosa et Lilium conveniunt, ibi nascitur Filius Lucis.”
(Dove la Rosa e il Giglio si uniscono, lì nasce il Figlio della Luce.)
Il pellegrino capì. La Rosa era la Maddalena. Il Giglio, il Cristo. Il “figlio” non era solo un bambino: era l’Uomo Nuovo, l’iniziato, colui che trasmuta se stesso attraverso amore e conoscenza. Il Graal non era una coppa, ma il grembo della Madre e il cuore dell’Uomo che ricorda di essere divino.
Richiuse il libro. Non scattò nessuna foto. Nessuno gli avrebbe creduto. Ma quella notte, sognò di nuovo la donna velata. Gli sorrideva, stavolta. Alle sue spalle, i frati del convento lo osservavano in silenzio. Tutti portavano al collo la stessa croce.
Uno di loro, il più anziano, parlò:
«Hai trovato il settimo sigillo. Ora portalo nel cuore. Il mondo ne avrà bisogno.»
Il giorno dopo, Cesacastina era immersa nel sole. Il pellegrino camminò verso valle, senza lasciare tracce. Il libro era sparito, ma il segreto no.
Scorreva nelle vene del bosco, tra le fonti e i sassi.
Nel cuore della terra, Maria Maddalena vegliava ancora.
Vittorio Camacci
Urbexare nel Piceno
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GO – Urbexare nel Piceno
Quarto appuntamento col progetto dell’associazione giovanile Delta – Odv.
Dopo il successo riscosso dalle prime tre uscite, il progetto “Go – Urbexare nel Piceno” ideato dall’associazione giovanile Delta – Odv continua il suo viaggio alla scoperta del territorio. Il quarto incontro è fissato per domenica 13 luglio, ancora una volta tra le affascinanti colline di Acquasanta Terme, una delle zone più colpite dal sisma del 2016/2017, oggi più che mai da riscoprire.
Il ritrovo è previsto alle 8:30 in località Corneto di Acquasanta Terme, lungo la vecchia Salaria, all'altezza del bivio per Tallacano.
Da lì partirà un itinerario escursionistico suggestivo che toccherà Falciano, Collefalciano e l’antico Castello di Falciano, per poi tornare al punto di partenza. Un percorso di circa 4 km, con un dislivello di 200 metri e una durata stimata di circa 3 ore. Si consigliano scarpe da trekking e spirito d’avventura.
La partecipazione è gratuita, grazie al prezioso contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno.
Per iscriversi, è necessario prenotare entro il l’11 luglio, inviando un messaggio al 393 9365509 con nome, cognome e data dell’evento.
Urbex, abbreviazione di urban exploration, è l’arte di esplorare luoghi dimenticati dal tempo: edifici abbandonati, borghi silenziosi, scorci carichi di memoria che meritano di essere conosciuti prima che svaniscano nell’oblio. Un’esperienza che unisce avventura, storia e rispetto per ciò che è stato.
Camminata al tramonto alla Sentina
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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dopo il successo di partecipanti fatto registrare dalle precedenti edizioni della manifestazione, torna la “Camminata al tramonto alla Sentina”, iniziativa che si svolgerà martedì 15 luglio.
Si tratta di una camminata lungo i sentieri della Riserva naturale della Sentina, con possibilità di ammirare e conoscere meglio la flora e la fauna presenti.
La manifestazione è organizzata da Unione Sportiva Acli Marche Aps e Associazione Il Marcuzzo, in collaborazione con il Comune di San Benedetto del Tronto, Assessorato al turismo.
Il programma dell’iniziativa, a cui è possibile partecipare gratuitamente, prevede il ritrovo e la registrazione dei partecipanti presso l’ingresso nord della Riserva naturale della Sentina, in fondo a via del cacciatore a Porto d’Ascoli.
A seguire avrà luogo una visita guidata all’interno di una riserva che è costituita da ambienti unici come cordoni sabbiosi, zone umide retrodunali e praterie salmastre che ospitano una ricca e peculiare flora, ormai scomparsa in quasi tutto il litorale adriatico, devastato dall’antropizzazione.
La prenotazione è obbligatoria e va effettuata entro il 14 luglio con un messaggio al numero 3939365509 indicando nome e cognome di chi partecipa e la data della camminata.