Alla scoperta del borgo di Acquaviva Picena
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"Salute in cammino per la cultura”:
martedì 1 luglio alla scoperta del borgo di Acquaviva Picena
Martedì 1 luglio, ad Acquaviva Picena, è in programma “Salute in cammino per la cultura”, con un itinerario culturale dedicato alla scoperta di uno degli splendidi borghi del Piceno.
L’iniziativa dell’Unione Sportiva Acli Marche Aps, che ha già fatto tappa in altre città, torna ad Acquaviva Picena per una iniziativa realizzata con il patrocinio e il contributo della locale amministrazione comunale.
Il programma della manifestazione “Alla scoperta del borgo di Acquaviva Picena” prevede il raduno dei partecipanti in Piazza San Nicolò alle 18 e a seguire una camminata nel centro storico, aperta a cittadini di ogni età, con la presenza di una guida turistica abilitata.
E’ previsto anche l’accesso gratuito alla Fortezza Medievale.
La partecipazione alla manifestazione è gratuita . Per aderire (massimo 50 persone) occorre prenotare entro il 30 giugno, con un messaggio al numero 3939365509, indicando il proprio nome e cognome e la data della manifestazione.
Porte, portoni e portali ad Ascoli
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ASCOLI – Lunedì 30 giugno terzo appuntamento con le iniziative del progetto “Salute in cammino per la cultura” curato da Unione Sportiva Acli Marche.
Alle 21, da Piazza Arringo (davanti alla cattedrale), prenderà il via un percorso culturale cittadino dedicato alle porte, ai portoni e ai portali della città delle cento torri.
La manifestazione rientra nel progetto “A tutto campo” di Acli provinciali Aps realizzato grazie al sostegno del Comune di Ascoli Piceno.
Il percorso è adatto a persone di ogni età e dura circa 2 ore e mezza.
Per partecipare occorre prenotare attraverso un messaggio al numero 3939365509, indicando il proprio nome e cognome, entro il 28 giugno. E’ previsto un tetto massimo di 100 persone.
Per ulteriori informazioni sulle attività del progetto “Salute in cammino per la cultura” si possono consultare la pagina Facebook Unione Sportiva Acli Marche o il sito www.usaclimarche.com.
C'è pace tra gli ulivi - di Vittorio Camacci
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Sabato 14 giugno 2025 si è svolta a Villa Vallucci e Case Vernesi, frazioni montane di Montorio al Vomano, una delle tappe più emozionanti del Festival Culturale dei Borghi Rurali della Laga. Un’intera giornata all’insegna della riscoperta del territorio, della cultura pastorale e della convivialità, immersi nel paesaggio sospeso tra i resti della civiltà contadina e le visioni sacre di un tempo che ancora resiste tra le pieghe delle montagne.
Montorio al Vomano, l’antica Mons Aureus dei documenti medievali, un tempo circondata da campi d’oro di grano, oggi si presenta come un centro moderno, rigoglioso e dinamico, cuore commerciale dell’alta valle del Vomano. Ma dietro l’apparente opulenza della cittadina si celano contraddizioni profonde: lo spopolamento delle aree alte, la perdita della cultura agricola tradizionale, il fragile equilibrio tra memoria e futuro.
La giornata è iniziata a Villa Vallucci, dove i partecipanti sono stati accolti con un ricco rinfresco-colazione a base di dolci locali. Da lì è partita l’escursione verso un’abitazione privata trasformata in casa-museo, con una suggestiva veranda ricolma di oggetti della civiltà rurale, strumenti di un tempo non così lontano che ancora parlano del lavoro e della fatica sui monti della Laga.
Attraverso un tratturo antico e ripido, circa 300 metri di dislivello, si è poi saliti fino al Santuario della Madonna della Sgrima, luogo sacro e punto di riferimento per la cultura pastorale. È una delle “sette sorelle” mariane che, come le Pleiadi celesti, si guardano da un colle all’altro nella valle del Vomano: tra esse si contano anche le chiese della Madonna di Alvi, Frattoli, Fano Adriano, San Giorgio, San Lorenzo e Poggio Umbricchio. Un sistema di santuari pastorali che lega cielo e terra, fede e stagionalità. Purtroppo, da qualche mese, dal suo splendido campanile a vela sono state trafugate due delle tre campane, le più piccole, che con il loro possente suono allietavano i giorni di festa della valle. Speriamo tornino al più presto al loro posto.
La discesa ha condotto i partecipanti a Case Vernesi, dove tra gli ulivi è stato allestito un ristoro contadino, vivacizzato da musica popolare e balli tradizionali. Dopo il pranzo, il caldo e la stanchezza hanno avuto la meglio: chi scrive si è addormentato sotto un ulivo abbracciato da Morfeo, in una scena quasi da fiaba. Non fosse stato per il pronto richiamo di Roberto sarei rimasto lì non so per quanto tempo.
Il pomeriggio è stato dedicato alla scoperta del piccolo borgo, dove erano presenti stand di artigiani: uno scultore di pietra, latente e misterioso, un canestraio esperto e un pittore locale che ha raccontato il paesaggio con colori intensi. A sorprendere tutti è stata la sfilata di Fiat 500 d’epoca, vere e proprie gemme motoristiche che hanno portato un’ondata di entusiasmo. I più piccoli,e non solo, hanno potuto ammirare i murales realizzati dai 13 bambini del paese, un vero record per una comunità di appena quaranta abitanti. Un segnale di speranza per una Laga che altrove conosce solo il dramma del calo demografico.
Nel tardo pomeriggio, la comitiva è ridiscesa verso Villa Vallucci, accolta da costumi d’epoca, scenette dialettali, mostre di artisti locali e momenti di teatro popolare. La chiesa del paese, dedicata a San Giovenale, ha ospitato i saluti ufficiali, prima dell’ultimo, commovente momento della giornata: la fiaccolata notturna in onore della Madonna Lacrimosa della Sgrima, che ha simbolicamente salutato dall’alto Montorio al Vomano e il suo antico castello, oggi quasi dimenticato ma un tempo rifugio e bastione, con i suoi tunnel sotterranei ancora avvolti nel mistero.
Questa tappa del festival ha mostrato quanto sia viva, seppur fragile, la memoria della civiltà rurale della Laga. Montorio, sebbene appaia oggi un centro prospero e in espansione, resta legato a doppio filo a una terra che lotta contro l’abbandono e cerca nuovi equilibri tra modernità e tradizione. La pace tra gli ulivi, più che un titolo, è stato un invito: fermarsi, ascoltare, custodire.
Vittorio Camacci
Anche la Laga ebbe il suo Eldorado - di Vittorio Camacci
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Santuccio di Froscia, brigante temuto e rispettato di fine seicento, aveva sempre saputo che il suo destino non sarebbe stato quello di un vecchio pastore-contadino con le mani piegate dal tempo. Era un uomo di montagna, un predone scaltro che conosceva ogni sentiero nascosto della Laga, specialmente tra i boschi di Rocca Santa Maria e Riano. Ma più del bottino, più della fuga, ciò che lo tormentava era il pensiero dell'eredità: cosa avrebbe lasciato al mondo quando la sua corsa fosse finita?
Si diceva che avesse accumulato un'enorme fortuna, frutto di rapine, riscatti e contrabbando con i pastori transumanti. Monete d’oro, gioielli e armi pregiate erano passati per le sue mani, ma nessuno sapeva dove fosse finito il grosso del tesoro. Alcuni credevano che avesse seppellito tutto in una grotta, altri che avesse nascosto il bottino tra le radici di un faggio secolare o nelle fenditure delle rocce sopra Riano.
Una notte, braccato dai gendarmi borbonici e dai cacciatori di taglie, Santuccio si rifugiò in una valle oscura vicino al fosso della Cavata. Solo la luna illuminava il suo cammino tra le fronde. Con lui, un mulo carico di casse e sacchi colmi di ricchezze. Scelse il punto con cura: un vecchio rifugio tra le rocce, nascosto da rovi e muschio, dove solo chi conosceva il bosco avrebbe potuto trovarlo. Lavorò tutta la notte, scavando con le mani e con una daga, fino a creare una fossa abbastanza profonda. Quando il tesoro fu sepolto, incise su una lastra di pietra un segno noto solo a lui e ai suoi compagni più fidati.
Poi sparì. Alcuni dicono che si fosse rifugiato nella Repubblica Veneta, arruolandosi come mercenario, passando oltre il Tronto, attraverso il Regno Pontificio per poi imbarcarsi ad Ancona. Ma il suo segreto rimase tra quelle montagne.
Negli anni, pastori e cacciatori raccontarono di aver visto strane luci tra gli alberi, di aver sentito voci sussurranti nel vento. Qualcuno giurava di aver trovato segni incisi sulle pietre, mappe disegnate col carbone in vecchie capanne. Col tempo, la leggenda di Santuccio si trasformò in mito: il suo tesoro divenne l’Eldorado della Laga, il sogno proibito di cercatori e avventurieri.
Ancora oggi, quando la nebbia avvolge i boschi sopra Riano, si dice che il fantasma del brigante vegli sul suo oro, pronto a proteggere il segreto con il ferro e il fuoco. Ma chissà, forse un giorno qualcuno riuscirà a decifrare i segni sulle rocce e a riportare alla luce il tesoro del famigerato brigante Santuccio di Froscia.
Vittorio Camacci