Domenica 4 dicembre appuntamento con “Ascoli Romana”
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Domenica 4 dicembre si svolgerà l’evento culturale “Ascoli Romana” che è abbinato ad una nuova tappa del progetto “Camminata dei musei”.
La manifestazione è organizzata da U.S. Acli provinciale Aps e Bim Tronto in collaborazione con Qualis Lab – Analisi Cliniche.
Il programma dell’iniziativa prevede una camminata cittadina, con la presenza di guide turistiche abilitate, con partenza alle 9,30 da Piazza Cecco d’Ascoli, davanti alla Porta Romana, ed a seguire una visita gratuita alla città ed al Museo archeologico di Piazza Arringo.
Per poter partecipare alla manifestazione occorre inviare un messaggio al numero 3939365509 entro il primo dicembre indicando nome e cognome di chi sarà presente.
E’ previsto un tetto massimo di 100 partecipanti.
Si tratta del sessantaseiesimo appuntamento col progetto “Camminata dei musei”, che, dal 2015, si realizza nel territorio di due regioni, Marche ed Abruzzo, 4 province (Macerata, Fermo, Ascoli e Teramo) e tante città con circa 2500 presenze registrate.
Per conoscere le date dei prossimi appuntamenti si può visitare il sito www.cooperativemarche.it
I Marrucini al PalaFolli
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Ascolinscena:
al Teatro PalaFolli arriva la Compagnia I Marrucini
Sabato 03 dicembre 2022 alle 21:00, ospite della Rassegna Ascolinscena, arriverà al PalaFolli teatro la Compagnia I Marrucini con lo spettacolo “Se tì lu curagge…, mo, curreme appresse”.
La Compagnia de I Marrucini nasce a Chieti nel 1975, da sempre è guidata dal regista Antonio Potere e negli anni ha raccolto consensi e premi in Festival e Rassegne di tutta Italia.
Con gli attori di Chieti, la rassegna ospita uno spettacolo in dialetto, in questo caso abruzzese, che è spesso mezzo e tramite per vivacizzare e rendere ancor più divertente la commedia.
“Se tì lu curagge…,mo, curreme appresse” è la storia di Cesare, vedovo da tre anni, che dopo aver fatto l’esperienza di rimanere con i figli, un mese da uno e un mese dall’altra, decide di ritornare a vivere da solo a casa sua. Sentendosi ancora arzillo, come gli piace definirsi, decide di trovarsi una compagna e così con l’aiuto di un amico scrive un annuncio ad un’agenzia matrimoniale.
I figli non appena vengono a sapere delle intenzioni del padre, temendo di dividere quel poco che possiede con un’estranea, cercano di convincerlo a non farlo. Ad ostacolare la relazione tra Cesare e la sua nuova compagna Concezia, ci si mette anche la vicina di casa Olga anche lei vedova, che da qualche anno fa il filo a Cesare.
Lo spettacolo de I Marrucini, scritto e diretto da Antonio Potere, è il secondo in concorso per l’assegnazione dei Premi Ascolinscena 2022-2023, assegnati dal pubblico abbonato e dalla giuria degli organizzatori.
Ascolinscena è organizzata dalle compagnie teatrali Castoretto Libero, DonAttori, Li Freciute e la Compagnia dei Folli, proprietaria del PalaFolli teatro che ospita gli spettacoli.
Per l’edizione 2022-2023, Ascolinscena ha ricevuto il sostegno di Uilt Marche (Unione Italiana Libero Teatro) e della Fainplast srl a cui vanno i ringraziamenti degli organizzatori e del pubblico del Palafolli.
L’appuntamento è per sabato 3 dicembre alle ore 21:00. E’ già possibile acquistare i biglietti presso il PalaFolli teatro oppure on-line su www.palafolli.it
Biglietto singolo spettacolo: € 12,00.
Info www.palafolli.it – 0736 35 22 11
Orario biglietteria PalaFolli: dal lunedì al venerdì dalle 9:30 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00.
SABATO 3 DICEMBRE apertura biglietteria ore 16:30.
RisorgiMarche - al via un nuovo progetto
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I 'RIVERBERI' E LE 'SEQUENZE' DI RISORGIMARCHE: DA DICEMBRE IL VIA AD UN NUOVO PROGETTO CULTURALE NEL CRATERE DEL SISMA
Riverberi e Sequenze sono le due sezioni all'interno di un nuovo progetto che prenderà il via a Dicembre e che si svolgerà tra i mesi invernali e primaverili. “Ci apprestiamo ad inaugurare questa nuova dimensione di RisorgiMarche - spiega Giambattista Tofoni, ideatore della manifestazione insieme a Neri Marcorè - che ha l’ambizione di cambiare il paradigma della fruizione culturale con un rapporto sempre più forte con le comunità locali, creando un’esperienza totalizzante fatta di incontri, conoscenze, ascolti, valorizzando gli spazi più rappresentativi dei Comuni del cratere: dai teatri alle chiese, dai musei alle biblioteche, passando per tutti quei contenitori culturali che caratterizzano l'entroterra appenninico”.
Un percorso culturale itinerante, dove la sostenibilità, l'inclusione e il rapporto con la comunità saranno, come sempre, prioritari. “Il progetto, che si articolerà durante i weekend fino al mese di Aprile, è strutturato come un evento esperienziale che dura un'intera giornata: trekking urbano, incontro con gli artigiani e i produttori locali, visite guidate al borgo, alle sue bellezze. Saranno giornate all’insegna della lentezza, durante le quali vogliamo dare un forte impulso alla conoscenza dei nostri territori, all’economia locale e stabilire un legame con gli artisti ospiti”.
Entrando nel dettaglio, Riverberi verrà presentata in anteprima l’11 Dicembre a Ripe San Ginesio e il 18 Dicembre a Monte San Martino. Una sezione di RisorgiMarche che si propone di valorizzare la musica acustica in luoghi che ne esaltino una nuova fruizione, diventando un modo nuovo di avvicinare il pubblico alla cultura musicale creativa, sperimentale e improvvisata. “Nasce dall’idea di recuperare l’antico rapporto tra il suono, lo spazio e l’artista - rimarca Tofoni -, concetto attualmente abbandonato dall’uso a volte indiscriminato dei sistemi di amplificazione e dalla conseguente eccessiva pressione sonora generata. Il fondamento è creare il suono in tempo reale per sfruttare le caratteristiche dell’ambiente, reagendo alle riflessioni appena create. La musica non può che essere improvvisata, creata all’istante, in tempo reale e l’ascoltatore non può che 'aspettarsi l’inaspettato'. Concerti nelle chiese, nei musei o in locali storici con ampie volte, dove il suono possa 'correre' e generare quella suggestione che solo il riverbero può dare, con le sue lunghe forme d’onda, le riflessioni, gli 'stazionamenti'. Un progetto suggestivo che ha bisogno di artisti che sappiano 'giocare' in tempo reale con lo spazio”.
Sequenze, invece, si snoderà in forma itinerante nei teatri storici. “Esiste un microcosmo marchigiano, fatto di centri urbani, piccoli o grandi, disseminati tra i monti e le valli marchigiane. E ognuno di questi centri ripete la stessa struttura, la stessa 'sequenza': la piazza, la torre dell'orologio, la chiesa, il teatro. Dovunque lo stesso, ma con una ricchezza infinita di variazioni sul tema che fanno la peculiarità assoluta della nostra regione. La musica come elemento di narrazione, quindi: non perché descriva un paesaggio o prepari la psicologia dell'ascoltatore alle migliori reazioni, ma proprio perché nasce, almeno in buona parte, nell'ambiente, nello spazio e nel tempo reale in cui i musicisti operano. Ed è anche contaminazione, musica di ripetizione nella variazione, di fedeltà infedele ai canoni e alla struttura, come i nostri centri storici. E', infine, musica ambigua, allusiva, indefinita, musica da terrazza nel senso dell'apertura da un preciso punto di vista, sulla totalità dello spazio e della comunità che lo abita”.
INFO
RisorgiMarche - Festival solidale, inclusivo ed ecosostenibile.
www.risorgimarche.it | www.facebook.com/risorgimarche | www.instagram.com/risorgimarche/
I paesi scomparsi - di Vittorio Camacci
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Sono luoghi in cui non sembra vivere nessuno. Strade solitarie in cui muovono i passi sparuti camminatori, sentieri centenari in cui i silenzi sono rotti dal gracidare delle “ciaule”, antichi muretti a secco su cui camminano gatti randagi e lucertole più di quanto vi si appoggiano mani e schiene umane.
Sebbene ci possa sembrare uno scenario desolato queste immagini raccontano, in verità, una storia di resilienza: quella di seicento persone che continuano ancora oggi ad abitare i borghi di Arquata del Tronto, che stagione dopo stagione perdono altri “pezzi”, si vuotano di personaggi vecchi e nuovi, perdendo anche servizi ed attività fondamentali. E’ un arcipelago di rovine, in gran parte sconosciuto, è una realtà ai margini, illuminata da una tragedia diventata mediatica per poco tempo, che ci ha inculcato paure e strategie di adattamento inverosimili, per farci ragionare eternamente con lucido cinismo attorno alle motivazioni di chi è rimasto e chi se n’è andato. E’ una situazione nitida, una fotografia chiara della situazione attuale in cui si delineano gli interventi necessari per evitare che, tra sfruttamento turistico e incuria dello Stato, la nostra identità collettiva finisca cancellata per sempre.
Questi paesi ci vogliono, non solo per il gusto di andarsene via, ma soprattutto per la bellezza di ritornarvi. Per questo contiamo i giorni della “restanza” all’ interno di comunità resilienti che si chiamano villaggi SAE, seduti su divani incomodi , in cui il culo affonda, a guardare con i nostri vecchi la messa in tv, a sistemare le aiuole ed a farci curare a giorni alterni da medici fin troppo pazienti che fanno quel poco che possono. Vicino a noi quel che resta dei paesi, abbandonati, vuoti, brevemente trasformati in set fotografici di turismo macabro.
Per qualche anno tutti sono venuti qui, era entusiasmante, sembrava di vedere tanti archeologi con cappellino e macchina fotografica venire a toccare con mano, le rovine viste in tv, come per accertarsi che tutto fosse vero. L’ importante era che si fermassero a mangiare nei ristoranti provvisori, a comprare nei negozi provvisori, a prendere il caffè e le bibite nei bar provvisori e soprattutto che tenessero i riflettori accesi. Poi, dopo la pandemia, di nuovo tutti al mare ed ai viaggi esotici.
Tutto questo ci ha mostrato quello che all’inizio non avevamo capito, cosa sono le montagne appenniniche, terre suggestive e difficili, dove effettivamente ci sono giovani che decidono di restare pagando un prezzo altissimo che consiste nel negoziare tutti i giorni assistenza sanitaria, ambulanza che arrivi in meno di un’ora, strade praticabili anche d’ inverno, il diritto al trasporto pubblico, a una vita culturale, a un liceo per i figli che non sia a quaranta chilometri di distanza.
E’ chiaro che alcuni di questi paesi rinasceranno solo materialmente, moriranno di vita e non ci si può far niente, i giovani che vanno via non possono essere colpevolizzati. Alcuni diverranno alberghi diffusi, che in fondo sono una forma di feticismo della povertà, perché vendono a centinaia di euro la stessa esperienza che tanti anni fa era miseria di vivere. Altri saranno community manager, piene di attivatori e procacciatori di bandi, faticoso ma remunerativo lavoro che necessita di quello che la vita di oggi non ha per costituzione: il tempo. Saranno loro, questo manipolo di filantropi illuminati, per pietà o cattiva coscienza, a creare professioni effimere dando vita ad un turismo distratto che già non esiste più? Sicuramente no! I borghi che si rivitalizzeranno ci riusciranno per la forza interna che sapranno trovare. Una cosa è certa: queste nostre tredici frazioni non hanno più discendenti perché i pochi giovani che abbiamo, fortunatamente sono già altro, quando sentiamo dire che i paesi stanno vivendo una ricostruzione, in realtà stiamo assistendo alla fine delle tradizioni.
Una storia che mi è difficile raccontarvi, imprevedibile e complessa, con un futuro tutto da scoprire. Dopo il terremoto ci siamo innamorati di nuovo del passato e poi ci siamo subito stancati, come sempre succede quando non capiamo cosa di preciso stavamo amando. Oggi vado a zonzo per questi paesi diroccati, abitandoli con il mio spirito. La vita di città non mi interessa, il progresso e la modernità sono corrotti, l’uomo è allo stremo. Sono un illuso che vive di poesia, la mia scrittura è insipida, volutamente banale, in un mondo che si è fatto velocissimo essa è semplice, breve, diretta e limpida perché oggi nessuno ha tempo da perdere con la lettura. La mia è una visione del mondo semplicista e consolatoria che non mette acqua nel vino e prova a fare miracoli. Anche perché non mi è consentita alcuna incertezza, alcun ritorno ad una partecipata gioia di vivere, alcuna adesione a “combriccole” di amici degli amici. Il mio dilettantismo formale e la mia approssimazione estetica, in cui il bene è sempre separato dal male, insieme ad un infantilismo etico e politico sono la mia salvezza. Tra qualche anno non sarò mai esistito, a qualcuno farà comodo perché non ci sarà più posto per i sentimenti, cari miei lettori non avremo più tempo di confortarci, confrontarci e tantomeno di sfiorarci.
“Noi che proveniamo dall’universo
Siamo pieni di cose,
Confutabilmente edotti
Abbiamo smarrito ogni meraviglia.
Un giorno torneremo liberi, leggeri
Tra le braccia vaporose delle nuvole
E torneremo sulla terra come fiocchi di neve”
Vittorio Camacci