Una donna straordinaria - di Vittorio Camacci
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A volte mi chiedo perché quelli come me battono i sentieri del passato facendo, così, emergere quello che è stato nella vita presente. Come ogni mito la Sibilla è fuori dal tempo e dallo spazio, è un sogno, un ragionamento, ma è anche una realtà intramontabile e inafferrabile. Possiamo ipotizzare che sia esistita davvero, probabilmente una sacerdotessa, come l' antichissima Dea Orsa umbra, sciamana celtica che attraverso uno stato di trance viveva in contatto con il mondo sotterraneo, operando diagnosi e prognosi, che fosse interpellata non solo per prevedere ma anche per provvedere ai bisogni di intere comunità. Sicuramente all' interno delle montagne, come il Monte Sibilla, esistevano antri dove la gente arrivava e poteva entrare, portando dei doni. Strutture articolate e complesse, spazi ipogei consistenti al cui interno operavano forme di sacerdozio femminile. Potevano essere vestali, come quelle della Dea Sicinna o Secina, " le Sicinere", di cui si è conservata a lungo la memoria, coagulandosi in leggenda popolare giunta fino a noi. Per capire tutto questo bisogna entrare nel regno dell' invisibile, ma come si fa'? Secondo antiche credenze bisogna trovare ed inghiottire l' osso in più che hanno i gatti neri. Questo ossetto magico, che fino ad una cinquantina d'anni fa si credeva esistesse solo nello scheletro dei gatti di tale colore, che altro non erano che streghe tramutate temporaneamente in tali animali scuri, rappresentava il dono dell' invisibilità. La realtà è invece data dalla possibile simbolica entrata nel mondo arcano per agire e realizzare funzioni maieutiche. Sono mai esistite queste Sibille? La storia dice di sì, c'è una lunga tradizione in molti luoghi, continenti, paesi, regioni, una memoria che risale alla notte dei tempi, leggendaria, che fa emergere polvere dalla terra, dall' aria, dall' acqua e dal fuoco, una figura di donna saggia, senza tempo ma che nel tempo cammina, che ama la vita, la gente, raccoglie e custodisce la conoscenza. Che si tinge la faccia di carbone, come le antiche "masche" divinatrici marsicane capaci di incantare i serpenti da cui estraevano il veleno per scopi curativi. Sicuramente erano donne sagge che nemmeno la Chiesa ha potuto cancellare tanto che esse sono raffigurate nei dipinti delle pievi da autorevoli pittori, ritratte nella loro potente bellezza, nella consapevolezza di donne mature, nelle loro attività talentuose e miracolose. La Sibilla era colei che sapeva dare i consigli giusti, individuava i problemi e formulava soluzioni per l' intera comunità, venivano ascoltate e tenevano unite le genti, avevano un' importanza fondamentale nella vita dell' intera collettività. Ogni Sibilla era un' anticipatrice, perché sapeva, conosceva, faceva. Una figura di modernità che possedeva memoria del passato, garantiva il presente e costruiva il futuro grazie ai saggi consigli che emergevano dalle sue divinazioni. Le Sibille non erano streghe, come quelle che facevano ammalare i cavalli, li rubavano di notte, gli intrecciavano la criniera e li facevano galoppare fino allo sfinimento, oppure infilavano gli spilli nei pupazzi creati con la creta, la cera, la stoffa o le molliche di pane. Erano delle divinatrici che conoscevano le erbe benefiche, l' arte di guarire le ferite o riacconciare i nervi e le ossa rotte, la loro sapienza era votata al bene ed alla pace. Fermavano in tempo le violenze e le male azioni, erano donne straordinarie. Ero ancora bambino, quando ho avuto l'onore di conoscerne una delle ultime. Una donna intera, autonoma, autoritaria che non portava i segni di adattamenti forzosi, di rinuncia a una parte di se stessa, di mortificazioni o violenze subite. Non conosceva la paura, l'inganno e la meschinità. Aveva conoscenze arcaiche e le usava bene, non per sopraffare ma per aiutare l'intera comunità, in maniera dolce e femminile, diversa ed opposta al potere patriarcale e guerriero. Era cristiana, andava in chiesa e non temeva il prete, parlava di una legge universale di giustizia, che riequilibrava le buone e le male azioni, tra la vita e la morte. Questa legge per lei aveva un nome, la chiamava " Lu Perigne" e quando pronunciava questo nome si faceva il Segno della Croce pronunciando la formula: " Per Omnia Saecula Saeculorum". Questa donna preziosa, aveva anche avuto un marito, un pastore dal volto bruciato dal sole e dal vento che portava sempre un cappello di feltro a larga tesa sopra un viso mite e riflessivo dal quale non traspariva mai un' emozione. Tutti dicevano che era fortunato perché aveva in casa una donna importante, che non gli faceva mancare nulla, una divinatrice magica e misteriosa, esperta e piena di buon senso che con un' attenta capacità d'osservazione percepiva gli atteggiamenti, i gesti, le espressioni, le tensioni, gli sguardi, i movimenti minimi delle labbra, delle mani delle persone rilevando impercettibilmente nei loro corpi l' onda dei pensieri e delle emozioni. La sua scienza medica era frutto di una secolare accumulazione di esperienza e di esperimenti tramandatisi nella sua famiglia da madre in figlia per secoli. Metteva a posto fratture e lussazioni con massaggi e "chiarate" miste a fuliggine e bende. Guariva ustioni e ferite infette con erbe medicinali. Sapeva preparare decotti, pozioni e impiastri per varie malattie, calmanti per l'insonnia, tisane per la pressione alta, colliri per gli occhi e tante altre cose. Quando morì venne presto dimenticata e con lei scomparve un' immagine di donna energica ed umana che non ho più visto in vita mia.
Vittorio Camacci
Balli in maschera - di Vittorio Camacci
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La mamma aveva un diavolo per capello, stava friggendo le castagnole, doveva stare attenta che non bruciassero. Poi le depositava in una ciotola, sopra un foglio di “carta paglia” e le cospargeva con l’Alchermes e lo zucchero. Io le ronzavo attorno per assaggiarne qualcuna e le davo fastidio. “Spostete, jii cùmma la pala de lu furne, sempre llà mizze”! Mi diceva. Per friggere usava lo strutto che era conservato in una vescica di maiale appesa ad una trave della cucina. Nella nostra famiglia, infatti, avevamo ammazzato il maiale da circa un mese e la vescica era il contenitore ideale per lo strutto, serviva per friggere e per cucinare un po’ tutto, L’olio d’oliva della montagna. Quando si ammazzava il maiale il nonno era nervosissimo e si metteva a bollire l’acqua nei bidoni, accatastando ceppi di legna e fascine sul fuoco. La sera prima aveva preparato una grande sporta con una decina di coltelli affilati, di tutte le dimensioni. Una volta ucciso il maiale veniva posto sopra delle balle di paglia e gli si gettavano addosso secchiate d’acqua bollente, per ammorbidire le setole che poi venivano asportate raschiando con i coltelli. Successivamente l’animale veniva appeso a testa in giù e diviso in due parti con la mannaia, gli venivano asportate le budella e la vescica che venivano lavate e rilavate dalle donne per poi essere immerse nell’aceto. Sarebbero servite successivamente per insaccare la carne e, appunto, per contenere lo strutto. Le due mezze parti, dopo essere rimaste, su dei tavolacci, per alcuni giorni ad asciugare, sarebbero diventate con le “‘mmasciate”: salami, salcicce, cotechini, pancetta, lonze, costolette, strutto, coppa, prosciutti, spallette e ossa da consumare a breve. I salumi venivano poi appesi al soffitto della cucina con lunghe stanghe a stagionare ed affumicare. Il profumo era indescrivibile e particolare difficilmente replicabile al giorno d’oggi. Finito di friggere le castagnole, la mamma infornava un paio di “ciammelle” nel forno. Nella cucina c’era un fumo che non si vedeva nulla e nonno che era seduto vicino al camino cominciava a tossire allora si rifugiava in cantina per farsi un goccio di vino. In realtà le visite in cantina erano frequenti e la sera risultava sempre un po’ alticcio, emettendo spesso sentenze che farfugliava con la lingua impastata. Aveva sempre bisogno di scaldarsi un po’perché quando fuori c’era la neve, anziché starsene al caldo perennemente, trafficava all’ esterno con le “lacciole” per prendere qualche uccello da cuocere con la polenta. Eravamo nel periodo di carnevale ed era giovedì grasso. Il sabato successivo dovevamo andare a ballare nella festa della scuola. Noi giovani non stavamo nella pelle per la contentezza e passavamo le giornate a provare i costumi. I vestiti erano rimediati e bisognava aggiustarli e modificarli per l’occasione. I dolci e le bibite di quelle feste li portavamo da casa ed ogni mamma s’ingegnava a preparare qualcosa. Le nostre feste di carnevale erano spartane e semplici ma il divertimento non mancava, eravamo quasi tutti ragazzi del paese, educati alla responsabilità. La mattina successiva ci si doveva svegliare presto, per aiutare i genitori nelle stalle ad accudire e mungere le bestie. Erano tempi in cui la semplicità andava a braccetto con la dura vita di montagna.
Vittorio Camacci
Carnevale Storico castignanese 2024
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Un’attesa più corta del solito... ed è già, di nuovo, Carnevale! Castignano è pronto a rituffarsi nel suo più antico folclore, grazie ad un calendario 2024 che presenta un Carnevale ravvicinatissimo ai primi giorni dell’anno.
La Pro Loco ha così presentato l’imminente edizione della storica manifestazione, una tradizione secolare, che si tramanda di generazione in generazione, un folclore al quale la popolazione di Castignano è legata visceralmente ed in modo praticamente innato.
Un Carnevale che rimane storico e tradizionale per certi aspetti, con il rispetto dei suoi riti intatti, le sue usanze, le sue tempistiche, ed allo stesso tempo cerca di aggiungere sempre qualche dettaglio e novità.
Dicevamo di un programma svelato dal Presidente della Pro Loco, Eros Iacoponi, orgoglioso ed emozionato nell’indicare le varie tappe che porteranno fino al martedì grasso.
L’apertura del Carnevale 2024 è prevista per sabato 3 febbraio con l’ormai immancabile veglione in maschera a tema, che quest’anno si svolgerà presso la struttura polifunzionale “Predaia” in Contrada Galvoni. Per quest’anno la scelta del tema è ricaduta su “arti e mestieri”, con il titolo della serata che sarà infatti “’Mpara l’arte e mittela da parte”. Ci si potrà quindi sbizzarrire ad interpretare con la propria maschera qualsiasi professione, anche e soprattutto in ottica ironica e sarcastica, come da licenza carnascialesca: l’importante sarà solo divertirsi e ballare tutta la notte (Manuele Capannelli Dj, dalle ore 23, ingresso 5 €, gratuito per i soci Pro Loco 2024).
Si entrerà poi nella settimana classica e storica del Carnevale Castignanese, in cui sono previste in più giornate diverse attività organizzate sinergicamente da Pro Loco, Comune e Croce Rossa locale in collaborazione con le scuole dell’infanzia, elementari e medie, per portare all’interno degli istituti scolastici la tradizione locale, con laboratori di preparazione Moccoli, la descrizione delle varie fasi per assemblare questa vera e propria opera d’arte, simbolo secolare del Carnevale di Castignano, ed il racconto della loro storia, di come sono arrivati ai nostri giorni. L’obbiettivo fondamentale è sempre lo stesso: coinvolgere i più piccoli ed introdurli sempre più in questa storica tradizione, sperando che possano poi portarla avanti anche loro in futuro con orgoglio e passione.
Da programma poi, giovedì 8 febbraio, dalle 17:00 in poi, in Piazza Umberto I l’immancabile appunto con “Le Pizze Onte”, le gustose frittelle tipicamente carnevalesche distribuite in gran quantità ai presenti affamati. Il tutto accompagnato dalla musica della Banda di Castignano, fiumi di vino, balli e divertimento. Ed all’interno gara e proclamazione di Re Carnevale, che avrà l’onore di aprire la sfilata dei Moccoli del Martedì Grasso.
Altro appuntamento classico sarà poi il Veglionissimo, rigorosamente in maschera, di sabato 10 febbraio, che vista la temporanea indisponibilità dello storico teatro comunale si sposterà alla struttura “Predaia”. Dalle 22:00 all’alba la live band “Spaghetti a Detroit” prima ed il Dj set successivo a cura “Simon Dj” intratterranno i presenti danzanti (costo d’ingresso 10 euro, costo tavoli 10 € su prenotazione al 339 8370941).
Il 12 febbraio sarà come al solito il “Carnevale dei bambini”. Sempre nella struttura polifunzionale “Predaia”, dalle 15:30 in poi, animazione (a cura de “I Cirenei”), giochi, balli e coriandoli per tutti i bambini mascherati.
Contemporaneamente, in un’altra parte d’Italia, precisamente nella stupenda Venezia, il Carnevale di Castignano, invitato a rappresentare i Carnevali delle Marche, sfilerà alla manifestazione “I Carnevali della Tradizione”, evento a carattere nazionale con la presenza dei maggiori e storici eventi carnascialeschi italiani, con le loro particolarità, simboli, usanze. Il presidente della Pro Loco Iacoponi, che guiderà la delegazione, emozionato annuncia questa sorpresa e novità per l’edizione 2024 che porterà alla ribalta nazionale il folclore del piccolo ma vivo e orgoglioso borgo piceno.
E per concludere… l’evento culminante del Carnevale di Castignano, il Martedì grasso, quest’anno 13 febbraio.
Alle 15:00 partirà la sfilata dei carri allegorici e dei gruppi mascherati dalla Chiesa di Sant’Egidio lungo Borgo Garibaldi, con in testa la storica Banda Musicale. Sarà possibile sfilare come gruppi, e se si vuole, previa iscrizione, partecipare anche al concorso a premi per le maschere più belle, simpatiche, originali. Possibilità anche per i carri di sfilare, ma qui con l’obbligo di iscrizione presso la Pro Loco di Castignano, e partecipare anch'essi alla gara per l’ “opera” più apprezzata.
Un evento sempre più partecipato da gruppi di persone provenienti anche da molti comuni e provincie limitrofe, che quindi non è solo il classico evento da ammirare, ma anzi assolutamente da vivere e a cui partecipare attivamente, senza filtri, senza barriere.
Alle 18:00 in Piazza Umberto I ci si raccoglierà per ballare ed attendere il momento clou: alle 19:00 in punto terminerà l’attesa e si ripeterà il magico spettacolo che a Castignano da secoli viene gelosamente tramandato ed orgogliosamente riproposto.
Allo spegnersi dell’illuminazione pubblica migliaia di lampioncini colorati si accenderanno: i MOCCOLI (“MOCCULE” nel dialetto locale), lanterne artigianali, ricavate da canne intagliate all’estremità, ricoperte di carta velina colorata, con una candela fissata in mezzo e poi accesa. Il simbolo di un’antica tradizione del carnevale romano di epoca papalina e presente in gran parte dello stato pontificio (la festa dei moccoletti), mantenuta viva molti secoli dopo solo a Castignano.
È così che partirà la storica sfilata, quasi una “processione” ma festante e scompigliata, che si snoderà in gran parte del paese al forte grido di “Fora fora li Moccule” ed al ritmo di percussioni, e concluderà la sua marcia in Piazza San Pietro, punto più alto del vecchio incasato. Qui i Moccoli, dopo un’antica liturgia recitata e la battaglia finale (un po' come a Roma, 250 anni fa, la gara a spegnere il moccolo altrui...) saranno bruciati in un gran falò, saltato come rito propiziatorio dai più giovani.
L’addio (o meglio l’arrivederci) al Carnevale avverrà poco dopo, con il veglione di chiusura, unico evento danzante in zona nella serata del martedì. Per quest’anno, la novità è che si ballerà all’aperto, in Piazza Umberto I, nell’affascinante cornice del centro storico castignanese. Dalle 21:00 in poi (Simon Dj, ingresso libero e gratuito), subito dopo “i moccoli” o dopo una cena rigenerante, con gli ultimi balli e brindisi si saluterà ufficialmente il periodo di festa.
La festa più sentita ed amata dai Castignanesi, gelosi nella custodia del loro “fuoco” ma allo stesso tempo entusiasti di farvi partecipare ed appassionare sempre più persone.
(Per news, foto ed info: pagina facebook ufficiale www.facebook.com/carnevalestoricocastignanese/ ; Per richieste: Pro Loco Castignano cell 339 8370941 mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)
Progetto SDGCultHeritage - in programma anche ad Ascoli PIceno
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