Parte da Venarotta la settima edizione del progetto “Camminata dei musei”
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In sei anni 10 comuni coinvolti e 39 iniziative realizzate
Partirà da Venarotta la settima edizione del progetto “Camminata dei musei”.
Il 13 giugno, con partenza alle ore 9,30 davanti alla sede provvisoria del municipio in via Giorgi, prenderà il via una iniziativa finalizzata da un lato a promuovere strutture museali del territorio e dall’altra a far fare attività fisica ai cittadini.
Si tratta di un progetto che in sei anni ha coinvolto diverse strutture museali del territorio e dieci comuni ossia Ascoli Piceno, Monsampolo del Tronto, Cupra Marittima, Acquaviva Picena, Colli del Tronto, San Benedetto del Tronto, Venarotta, Montedinove, Grottammare e Monteprandone.
Il progetto “Camminata dei musei” viene realizzato con il contributo della Fondazione Nazionale delle Comunicazioni e col sostegno della Regione Marche ai sensi della D.G.R. 838/2020 misura 7 – progetto “Movimento & salute 3.0”.
Il programma della manifestazione prevede la visita al Museo del ricamo e dell’artigianato, alla chiesa del Cardinale, al Convento San Francesco (attualmente in fase di ristrutturazione) e ad altri siti di carattere culturale di Venarotta.
La partecipazione è gratuita e per informazioni si può contattare il numero 3442229927
Durante la manifestazione saranno applicati il protocollo e le linee guida dell’U.S. Acli nazionale di contenimento Covid19.
I mulini di Arquata - di Vittorio Camacci
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Nell' antichità erano presenti ed attivi ben quindici mulini ad acqua nel territorio arquatano. Oggi sono tutti non funzionanti, tranne il mulino Capovilla di Trisungo, ex-proprietà della famiglia Calvelli ed oggi appartenente alla nota famiglia molitrice Petrucci, riconvertito in elettrico agli inizi del secolo scorso, mentre gli altri sono stati trasformati in abitazioni private, restaurati o riconvertiti ad altra utilizzazione.
Tutti gli altri sono abbandonati, diroccati o scomparsi del tutto. Il loro stato di conservazione è drammaticamente peggiorato dopo lo sciame sismico del 2016. I mulini di Arquata del Tronto erano stupendi esempi di opifici idraulici, antiche strutture medievali per la molitura dei cereali, in alcuni casi fortificati per difendere il loro prezioso tesoro di farine, preziose per alleviare la fame del passato. Gli ultimi veri mugnai hanno continuato a macinare fino agli anni settanta. I mulini erano quasi tutti a ruota orizzontale, detta "ritrecina" e la diffusione capillare di questi impianti nella nostra zona fu dovuta all'ordine monastico dei Benedettini che dal convento di Borgo ci insegnarono quasi tutte le tecniche di coltivazione e di costruzione di macchinari artigianali utili alla vita ed alla sopravvivenza di tutti i giorni.
Capodacqua - ex mulino ad acqua - foto Picenobello
La loro diffusione fu agevolata dalla presenza di importanti corsi d'acqua racchiusi tra le piccole valli delle nostre montagne. Questi mulini, infatti, potevano funzionare anche in estate, quando i torrenti avevano una portata limitata, perché il loro funzionamento consisteva nel deviare una parte d'acqua del fiume, grazie ad una chiusa, incanalarla in un canale "la reglia", per portarla ed immagazzinarla in un invaso retrostante il mulino "lù bòttacce" e sfruttare, poi, questo potenziale di riserva.
Il mulino a ruota orizzontale era completato da due macine di pietra poste orizzontalmente, l'una sopra l'altra, quella inferiore era chiamata "la dormiente" mentre quella sopra "la girante" perché ruotava sull'altra permettendo lo schiacciamento dei chicchi, creando la crusca, che poi setacciata, diventava farina. Dal canale partiva una condotta che portava acqua fino alla grotta sottostante il mulino, dove si trovava l'albero a cucchiai, e grazie alla pressione dell'acqua sulla loro sezione conica conferiva la forza sufficiente per far girare "la ritrecina". La macina superiore era collegata in presa diretta con l'albero a cucchiai e quindi ruotava al suo movimento. I cereali venivano messi nella tramoggia posta sopra le macine e cadevano pian piano nel foro posto al centro della macina superiore, veniva poi distribuito nello spazio tra le due macine per poi uscire nel cassone frontale "la cotina" dove veniva raccolta.
Sono riuscito a trovare traccia di questi mulin: Trisungo, due mulini ( il Molino Capovilla sulla destra orografica del Tronto mosso ad energia idraulica fino al 1907 ex proprietà Calvelli ora proprietà Petrucci) [attualmente inagibile per il sisma], era presente un altro mulino tra Fonte della Putetella ed il Ponte di San Paolo di cui restano alcune rovine e le bocche di uscita; Pretare (bellissimo mulino in stile liberty venne acquistato da Piermarini Lorenzo emigrato "di ritorno" dall'America e ceduto a Marini Lorenzo che lo gestì fino agli anni settanta. Oggi è di proprietà del figlio Antonello che lo ha restaurato trasformandolo in civile abitazione.
Del vecchio mulino sono presenti tutte le caratteristiche peculiari: la vasca, le macine e gli alberi delle ritrecine [attualmente inagibile per sisma]; Piedilama (due mulini, uno lungo la desta orografica del Fosso delle Pianelle sopra la grotta di Sant'Egidio, mentre quello più in basso sulla sinistra orografica denominato mulino Cataldi conserva ancora miracolosamente le ritrecine con i cucchiai nelle bocche di uscita) [seriamente danneggiati dal sisma] ; Borgo (due mulini di proprietà Calvelli attivi fino al 1920 ed ora riconvertiti in anonime strutture senza più alcun reperto) [seriamente danneggiati dal sisma]; Pescara (due mulini quello di proprietà dei Norcini Pala è stato mosso ad energia idraulica fino al 1939 quando è stato convertito in pastificio e successivamente in civile abitazione) [completamente abbattuti dal sisma]; Capodacqua (due mulini quello detto "Di Sopra" è stato mosso ad energia idraulica fino al 1964, era di proprietà della comunanza, fu ben restaurato nel 1907, conserva alcune macine abbandonate, sul retro sono ancora visibili le condotte, ci sono anche la tramoggia e la doccia realizzata in pietra, il canale è ancora percorso dall' acqua [seriamente danneggiato dal sisma], il secondo mulino è oggi scomparso, era più in basso del mulino gemello di un centinaio di metri, di proprietà plurifrazionata, al suo posto oggi c'è un lavatoio; Tufo (attivo fino al 1973,resta solo un muro perimetrale ed un canale di irrigazione usato oggi per gli orti) [completamente distrutto dal sisma]; Colle (sulla sinistra orografica del torrente Chiarino del quale restano poche rovine in prossimità degli abitati scomparsi di Colle Basso, Piano e Pigna Verde era di proprietà della famiglia Iacopini); Vezzano (mulino Cavarocchia, era fortificato e si trovava sulla destra orografica del Tronto, si conservano le mura perimetrali ed alcune costruzioni) [seriamente danneggiato dal sisma e dall'incuria].
Invitiamo appassionati, curiosi, turisti e studiosi a visitare i nostri antichi mulini, percorrendo i sentieri del G.A.D.A., per mantenere viva la loro memoria storica, testimone della coltivazione rurale di cereali che abbondava nelle nostre valli. Capiamo che oggi è difficile considerare questi antichi mulini beni culturali, datosi che sono quasi tutti in rovina, ma sarebbe importante ripristinarne almeno uno per continuare a raccontare storie di acqua e farina, per produrre ancora il buon pane di una volta, per mantenere una delle memorie storiche che purtroppo abbiamo perduto.
Vittorio Camacci
Ascoli e Dante: personaggi, luoghi e aneddoti
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Un doppio tour culturale il 30 maggio dedicato al Sommo Poeta
ASCOLI – In occasione della ricorrenza dei 700 anni della morte di Dante Alighieri non poteva mancare una iniziativa culturale dell’Unione Sportiva Acli Marche dedicata al Sommo Poeta.
Iniziativa che era stata programmata nei mesi di marzo prima ed aprile poi, ma rinviata causa le misure di contenimento del Covid19.
Si tratta di un tour culturale, all’interno del centro storico di Ascoli, che fa seguito alle tante iniziative che l’U.S. Acli Marche organizza ormai da anni nel territorio comunale.
Anzi di un doppio tour culturale in quanto le iniziative saranno due (uguali) con partenza da Piazza Arringo davanti alla cattedrale alle ore 9,30 ed alle ore 15.
L’iniziativa si svolgerà domenica 30 maggio, gode del patrocinio e del contributo del Consiglio Regionale – Assemblea legislativa delle Marche, del sostegno di Fondazione Carisap, Bim Tronto e Qualis Lab, del patrocinio del Comune di Ascoli Piceno ed è a partecipazione gratuita.
Nel corso della manifestazione sarà evidenziata la stretta correlazione tra la città di Ascoli e Dante Alighieri, non solo per la citazione del torrente Castellano nella Divina Commedia, ma anche per il rapporto tra lo stesso Dante e Cecco d’Ascoli e dei legami proprio tra la città delle cento torri e Firenze.
I due tour sono aperti ad un massimo di 40 persone ciascuna.
La prenotazione è obbligatoria e dovrà avvenire entro il 27 maggio con un messaggio al numero 3939365509 indicando nome e cognome di chi partecipa e l’orario scelto.
Saranno applicati il protocollo e le linee guida U.S. Acli nazionale di contenimento Covid19. L’utilizzo della mascherina ed il distanziamento saranno obbligatori.
Ultima difesa - di Vittorio Camacci
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Da Forca Canapine ad Accumoli, lo sguardo si allarga a perdita d'occhio su una terra di pietra calcarea, faggete ed erba sottile. Sassi bianchi punteggiano queste lande di confine dure e spigolose, attraversate nel corso di millenni da pecore e santi, montanari e contadini, pellegrini e viandanti. I laghetti di Accumoli non hanno la forma di un cuore, non hanno alcuna concezione di grazia, qui la civiltà sembra non essere mai esistita, qui ci si è fermati al medioevo. La povertà radicata in questa terra non è solo una condizione sociale ma è una forma di predestinazione. Il senso dell'ingiustizia e della prevaricazione sulla pelle degli allevatori che tentano di ribellarsi ai potentati locali, appartiene a tutti, anche a quelli che sfiniti sono partiti per trovare un lavoro dignitoso altrove, anche a quelli che si sono inventati un mestiere improbabile lungo la vallata del Tronto. Questo si vede, specialmente, nei volti alteri e sofferenti delle donne, che rispecchiano quelli delle antiche Madonne in terracotta custodite nelle pievi tratturali poste agli incroci delle piane fiorite. Quelle stesse pievi dove trovavano riposo dell'anima fedeli e pastori, gendarmi e briganti. Un territorio ferito da tante guerre di sopravvivenza che del dolore non ha mai fatto letteratura. Miracoli si, se ne sono visti tanti, non solo leggende inventate dall' influente Stato Pontificio, ma concreta alternativa alla passione civile soffocata per secoli dalle oppressioni dei potenti. Una spiritualità fatta di povertà cristiana, fatta di eremiti emuli di Gesù Cristo pronti a vivere di acqua di fonte, erbe, miele selvatico, frutta di bosco e preghiere all' interno di grotte sperdute nelle forre boscose. La stoica attesa di qualcosa che prima o poi arriverà: il Regno dei Cieli? La libertà? L’indipendenza? Il riscatto degli ultimi? Questa è la vera forza degli abitanti di queste terre, che gli permette di sopportare persino i capricci dei potenti che vogliono regalarsi una cattedrale di lussuria nel " wild ". Allora, partiranno tre processioni dai piedi di questo paradiso, come una devozione ai limiti di una coreografia feroce e pagana, con persone avvolte da bandiere e striscioni, come un pellegrinaggio laico compiuto strisciando con le ginocchia sull' erba fresca di primavera. Questo è il vero aspetto della ribellione, una forma di profonda protesta, verissima. Ci sono politici capitolini che si affannano a convincere i deboli e tentano di anestetizzare la protesta ma Roma questa volta non può chiudere gli occhi. Intanto, noi, sospesi tra francescanesimo e anarchia fatichiamo a difendere questo paradiso naturale quando la soluzione è semplice: basta ridimensionarlo riportandolo a misura d'uomo. Questa volta ci proveremo davvero!