Teatro Rebis

io non so cominciare

studio per sos
 
 
Sabato 30 luglio 2011 - h. 21.15
Gibellina, Baglio Di Stefano (TP)
 
Festival Orestiadi di Gibellina
XXX edizione
www.orestiadi.it

 

con Gianluca Balducci, Meri Bracalente, Beatrice Cevolani
scenografia: Benito Leonori
elaborazioni sonore: Stefano Sasso
video: Marco Di Battista
animazioni: Simone Massi
luci: Stefano Giaroni
fonica: Andrea Lambertucci

drammaturgia e regia: Andrea Fazzini
 
con la collaborazione storiografica di Giuseppe Barone e Amico Dolci

in collaborazione con Teatro Lauro Rossi, A.M.A.T., Comune di Macerata, Comune di Caldarola, Centro per lo sviluppo creativo “Danilo Dolci” di Palermo, Vi.Va. Festival, Festival Orestiadi di Gibellina
 
 
L’essenza della memoria è l’oblio,
quell’oblio a cui bisogna bere per morire

(M. Blanchot)

 

Il progetto io non so cominciare nasce circa tre anni fa, dopo aver organizzato nel 2008 un festival a Macerata dedicato a Danilo Dolci, una delle figure più importanti della storia del secondo ‘900 italiano, da anni ormai vittima di un’opera di raschiamento della memoria.
Proprio il desiderio di reagire a un fenomeno di grave amnesia sociale, che ha piombando nell’oblio collettivo una delle più alte espressioni del senso civico e dell’afflato poetico mai generate in Italia, ci aveva spinto ad organizzare una serie di incontri per ragionare intorno a questo fenomeno di omertà intellettuale.
La conoscenza con Amico Dolci, figlio di Danilo e responsabile del Centro per lo sviluppo creativo “Danilo Dolci” di Palermo, e di Giuseppe Barone, biografo di Danilo Dolci, ha fatto nascere una collaborazione e un’amicizia che si è approfondita negli ultimi anni, stimolando un’ulteriore desiderio di mettere a disposizione le nostre competenze per divulgare il più possibile la memoria delle lotte nonviolente che hanno impegnato Dolci per tutta la sua vita, interpretando la sua fugura come sintesi di un'avanguardia del pensiero calata nel contesto contemporaneo.
Infatti io non so cominciare non si concentra sulla narrazione dell’attività di Danilo Dolci, né vuole essere un’opera agiografica, ma è un lavoro basato su un afflato lirico, sulla costruzione di immagini dalla forte radice visionaria, con l’intenzione di evocare più che di mostrare.

L’oblio può essere pietà del pensiero, ma anche coltre velenosa di rimozione.
Il soggetto dello spettacolo è proprio l’oblio che circonda nell’immaginario collettivo una figura come quella di Danilo Dolci, e i modi con cui quest’oblio viene praticato: brutalizzazione del linguaggio, archiviazione e dunque mummificazione delle forze vive di opposizione, parassitismo politico, spossamento e spaesamento della coscienza individuale.

In scena tre figure, un triangolo kafkiano, dove ogni immagine è paradossale riflesso delle altre, tre facce della stessa medaglia, una stessa individualità smembrata in tre possibilità che si rincorrono, si annullano, fingono di riconoscersi: un'Antigone che vuole essere Ofelia, una Zecca in carriera, un Bartleby di turno.

Tre figure in uno spazio apparentemente neutro, uno spazio metamorfico che seguendo i flussi di un pensiero sbilanciato, emotivo, reagisce fibrillando, incupendosi, aprendo squarci di memoria che sconfinano in forme di sogno, in paesaggi interiori.

Tre figure nate dallo studio del pensiero di Dolci e da lì proiettate in un immaginario strettamente personale, al centro del dibattersi melanconico di una vita presa contro-tempo, che cerca d’interpretare il proprio ritmo ideale, setacciandolo tra il frastuono di una metastasi del linguaggio resa battito sociale, realtà di plastica, seconda natura burocratizzata.
 

“Di burocrazia si può morire” dice Dolci durante la trasmissione di Radio Libera, la prima radio indipendente italiana pensata e ralizzata da Danilo Dolci e dai suoi collaboratori nel 1970, per reagire ad una delle più dimenticate vergogne italiane, quella dell’incuria statale nei confronti dei terremotati del Belice.
 
Trasmissione che inizia con un s.o.s. suonato al flauto.
 
A questa intuizione è dedicato questo primo frammento scenico del progetto io non so cominciare, a cui seguirà un incontro con Pino Lombardo, stretto collaboratore di Danilo Dolci e protagonista in prima linea dell’esperienza di Radio Libera, di cui narrerà la storia, e con Amico Dolci, musicista, figlio di Danilo, che illustrerà le attività che attualmente e da anni il Centro per lo sviluppo creativo “Danilo Dolci” di Palermo realizza in Italia e all'estero.
 


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