Sabato 14 giugno 2025 si è svolta a Villa Vallucci e Case Vernesi, frazioni montane di Montorio al Vomano, una delle tappe più emozionanti del Festival Culturale dei Borghi Rurali della Laga. Un’intera giornata all’insegna della riscoperta del territorio, della cultura pastorale e della convivialità, immersi nel paesaggio sospeso tra i resti della civiltà contadina e le visioni sacre di un tempo che ancora resiste tra le pieghe delle montagne.
Montorio al Vomano, l’antica Mons Aureus dei documenti medievali, un tempo circondata da campi d’oro di grano, oggi si presenta come un centro moderno, rigoglioso e dinamico, cuore commerciale dell’alta valle del Vomano. Ma dietro l’apparente opulenza della cittadina si celano contraddizioni profonde: lo spopolamento delle aree alte, la perdita della cultura agricola tradizionale, il fragile equilibrio tra memoria e futuro.
La giornata è iniziata a Villa Vallucci, dove i partecipanti sono stati accolti con un ricco rinfresco-colazione a base di dolci locali. Da lì è partita l’escursione verso un’abitazione privata trasformata in casa-museo, con una suggestiva veranda ricolma di oggetti della civiltà rurale, strumenti di un tempo non così lontano che ancora parlano del lavoro e della fatica sui monti della Laga.
Attraverso un tratturo antico e ripido, circa 300 metri di dislivello, si è poi saliti fino al Santuario della Madonna della Sgrima, luogo sacro e punto di riferimento per la cultura pastorale. È una delle “sette sorelle” mariane che, come le Pleiadi celesti, si guardano da un colle all’altro nella valle del Vomano: tra esse si contano anche le chiese della Madonna di Alvi, Frattoli, Fano Adriano, San Giorgio, San Lorenzo e Poggio Umbricchio. Un sistema di santuari pastorali che lega cielo e terra, fede e stagionalità. Purtroppo, da qualche mese, dal suo splendido campanile a vela sono state trafugate due delle tre campane, le più piccole, che con il loro possente suono allietavano i giorni di festa della valle. Speriamo tornino al più presto al loro posto.
La discesa ha condotto i partecipanti a Case Vernesi, dove tra gli ulivi è stato allestito un ristoro contadino, vivacizzato da musica popolare e balli tradizionali. Dopo il pranzo, il caldo e la stanchezza hanno avuto la meglio: chi scrive si è addormentato sotto un ulivo abbracciato da Morfeo, in una scena quasi da fiaba. Non fosse stato per il pronto richiamo di Roberto sarei rimasto lì non so per quanto tempo.
Il pomeriggio è stato dedicato alla scoperta del piccolo borgo, dove erano presenti stand di artigiani: uno scultore di pietra, latente e misterioso, un canestraio esperto e un pittore locale che ha raccontato il paesaggio con colori intensi. A sorprendere tutti è stata la sfilata di Fiat 500 d’epoca, vere e proprie gemme motoristiche che hanno portato un’ondata di entusiasmo. I più piccoli,e non solo, hanno potuto ammirare i murales realizzati dai 13 bambini del paese, un vero record per una comunità di appena quaranta abitanti. Un segnale di speranza per una Laga che altrove conosce solo il dramma del calo demografico.
Nel tardo pomeriggio, la comitiva è ridiscesa verso Villa Vallucci, accolta da costumi d’epoca, scenette dialettali, mostre di artisti locali e momenti di teatro popolare. La chiesa del paese, dedicata a San Giovenale, ha ospitato i saluti ufficiali, prima dell’ultimo, commovente momento della giornata: la fiaccolata notturna in onore della Madonna Lacrimosa della Sgrima, che ha simbolicamente salutato dall’alto Montorio al Vomano e il suo antico castello, oggi quasi dimenticato ma un tempo rifugio e bastione, con i suoi tunnel sotterranei ancora avvolti nel mistero.
Questa tappa del festival ha mostrato quanto sia viva, seppur fragile, la memoria della civiltà rurale della Laga. Montorio, sebbene appaia oggi un centro prospero e in espansione, resta legato a doppio filo a una terra che lotta contro l’abbandono e cerca nuovi equilibri tra modernità e tradizione. La pace tra gli ulivi, più che un titolo, è stato un invito: fermarsi, ascoltare, custodire.
Vittorio Camacci