eldoradoSantuccio di Froscia, brigante temuto e rispettato di fine seicento, aveva sempre saputo che il suo destino non sarebbe stato quello di un vecchio pastore-contadino con le mani piegate dal tempo. Era un uomo di montagna, un predone scaltro che conosceva ogni sentiero nascosto della Laga, specialmente tra i boschi di Rocca Santa Maria e Riano. Ma più del bottino, più della fuga, ciò che lo tormentava era il pensiero dell'eredità: cosa avrebbe lasciato al mondo quando la sua corsa fosse finita?
Si diceva che avesse accumulato un'enorme fortuna, frutto di rapine, riscatti e contrabbando con i pastori transumanti. Monete d’oro, gioielli e armi pregiate erano passati per le sue mani, ma nessuno sapeva dove fosse finito il grosso del tesoro. Alcuni credevano che avesse seppellito tutto in una grotta, altri che avesse nascosto il bottino tra le radici di un faggio secolare o nelle fenditure delle rocce sopra Riano.
Una notte, braccato dai gendarmi borbonici e dai cacciatori di taglie, Santuccio si rifugiò in una valle oscura vicino al fosso della Cavata. Solo la luna illuminava il suo cammino tra le fronde. Con lui, un mulo carico di casse e sacchi colmi di ricchezze. Scelse il punto con cura: un vecchio rifugio tra le rocce, nascosto da rovi e muschio, dove solo chi conosceva il bosco avrebbe potuto trovarlo. Lavorò tutta la notte, scavando con le mani e con una daga, fino a creare una fossa abbastanza profonda. Quando il tesoro fu sepolto, incise su una lastra di pietra un segno noto solo a lui e ai suoi compagni più fidati.
Poi sparì. Alcuni dicono che si fosse rifugiato nella Repubblica Veneta, arruolandosi come mercenario, passando oltre il Tronto, attraverso il Regno Pontificio per poi imbarcarsi ad Ancona. Ma il suo segreto rimase tra quelle montagne.
Negli anni, pastori e cacciatori raccontarono di aver visto strane luci tra gli alberi, di aver sentito voci sussurranti nel vento. Qualcuno giurava di aver trovato segni incisi sulle pietre, mappe disegnate col carbone in vecchie capanne. Col tempo, la leggenda di Santuccio si trasformò in mito: il suo tesoro divenne l’Eldorado della Laga, il sogno proibito di cercatori e avventurieri.
Ancora oggi, quando la nebbia avvolge i boschi sopra Riano, si dice che il fantasma del brigante vegli sul suo oro, pronto a proteggere il segreto con il ferro e il fuoco. Ma chissà, forse un giorno qualcuno riuscirà a decifrare i segni sulle rocce e a riportare alla luce il tesoro del famigerato brigante Santuccio di Froscia.

Vittorio Camacci

 

Informativa: questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie. Cookie policy