s-Antonio-2015

 

Sant'Antonio Abate

Sant'Antonio abate, detto anche Sant'Antonio il Grande, Sant'Antonio d'Egitto, Sant'Antonio del Fuoco, Sant'Antonio del Deserto, Sant'Antonio l'Anacoreta (nacque nel 251 a Qumans e morì il 17 gennaio 357 nel deserto della Tebaide), fu un eremita egiziano, considerato il fondatore del monachesimo cristiano ed il primo degli abati.
Proprio a Sant'Antonio si deve la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un "babà", padre spirituale, consacrarono la loro vita al servizio di Dio.
Fu uno dei suoi discepoli, Atanasio, vescovo di Alessandria, a tramandare la sua vita.
Il Santo è ricordato nel Calendario dei Santi della Chiesa cattolica il 17 gennaio.
Antonio nacque a Coma ( oggi Qumans) in Egitto intorno al 251, figlio di agiati agricoltori cristiani. Rimasto orfano prima dei venti anni, con un patrimonio da amministrare ed una sorella minore cui badare, sentì ben presto di dover seguire l'esortazione evangelica : "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi e dallo ai poveri." Così, distribuiti i propri beni ai poveri ed affidata la sorella ad una comunità femminile, segui la vita solitaria che già altri anacoreti facevano nei deserti attorno alla città, vivendo in preghiera, povertà e castità.
Si racconta che ebbe una visione in cui un eremita come lui viveva la giornata tra preghiera e l'intreccio di una corda. Così ispirato, condusse una vita ritirata, dove i frutti del proprio lavoro gli servivano per cibarsi e per fare carità.
In questi primi anni fu tormentato da fortissime tentazioni, e venne assalito da dubbi sulla validità della vita solitaria. Consultò altro eremiti e tutti lo esortarono a continuare; lo consigliarono addirittura di staccarsi in modo ancor più radicale dal mondo. Allora, coperto da un ruvido panno, si chiuse all'interno di una tomba scavata nella roccia nei pressi di Coma. Ed in questo luogo sarebbe stato aggredito e percosso dal demonio. Alcune persone lo trovarono privo di sensi e lo trasportarono nella chiesa del villaggio dove si riprese.
Successivamente Antonio si spostò verso il Mar Rosso, sul monte Pispir, dove vi era una fortezza romana abbandonata, con una sorgente d'acqua. Correva l'anno 285, ed Antonio rimase in questo luogo per venti anni, nutrendosi solo con il pane che gli veniva calato due volte all'anno. In tale luogo, egli proseguì la sua ricerca di totale purificazione, nonostante fosse continuamente tormentato dal demonio. Con il passare del tempo, molte persone vollero stargli vicino, ed abbattute le mura del fortino, liberarono Antonio dal suo rifugio. Allora Antonio si dedicò ad aiutare i sofferenti operando, secondo la tradizione, guarigioni e liberazioni dal demonio.
Il gruppo dei seguaci di Antonio si divise in due comunità, una ad oriente ed una ad occidente del fiume Nilo. Essi vivevano in grotte ed anfratti, sempre sotto la guida di un eremita più anziano e con Antonio come guida spirituale.
Nel 311, durante la persecuzione dell'imperatore Massimino Daia, Antonio tornò ad Alessandria per aiutare i cristiani perseguitati ma non fu oggetto di persecuzione.
Tornata la pace visse i suoi ultimi anni nel deserto della Tebaide dove pregando e coltivando un piccolo orto morì all'età di 105 anni, probabilmente nel 356.
Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto del deserto.
Dopo il ritrovamento del luogo di sepoltura, le spoglie sarebbero state portate in Alessandria nella metà del VI secolo, poi a Costantinopoli nel 670.
Successivamente , nel XI secolo le portò in Francia, nel villaggio di La Motte ( in seguito Saint Antoine). Qui si originò il primo nucleo di quello che divenne poi l'Ordine dei Canonici Ospedalieri Antoniani la cui originaria vocazione era quella di accogliere i malati di fuoco di Sant'Antonio.
Ma entrando nello specifico, che cos'è o cosa si intende per fuoco di Sant'Antonio?
Nei secoli passati ci si è riferiti a diverse patologie caratterizzate da eritemi pruriginosi e/o dolorosi ( sintomi che ricordavano le torture subite da Sant'Antonio ad opera del demonio) per la risoluzione dei quali ci si votava a Sant'Antonio ritenuto grande taumaturgo.
Come fuoco di Sant'Antonio storicamente sono attestate le seguenti malattie:
Herpes Zoster: fuoco di Sant'Antonio per antonomasia causato da un virus
Ergotismo: forma di avvelenamento diffusa durante il medioevo in Europa settentrionale, provocata dal fungo Claviceps purpurea che infestava la segale, cereale resistente al freddo e per tale motivo molto usato per uso alimentare nei paesi del Nord Europa, e le altre graminacee.
Erisipela: infezione sostenuta dallo Streptococco e favorito dalla scarsa igiene.
Tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco o con malattie che danno una sintomatologia urente, vengono posti sotto la protezione di Sant'Antonio, in onore al Santo che si recava all'inferno per contendere le anime dei peccatori al demonio.
Delle sopracitate patologie l'unica ancora diffusa è la patologia virale denominata Herpes Zoster. Ma parlare di Herpes Zoster significa parlare di Varicella.
Infatti tale malattia è dovuta alla infezione primaria di un organismo vergine da parte del virus V-Z (Varicella-Zoster). Poiché le difese organiche sono scarse la diffusione del virus non è ostacolata e le tipiche lesioni compaiono su tutto l'ambito cutaneo. A guarigione avvenuta il virus non viene eliminato dall'organismo, ma persiste allo stato di latenza a livello dei gangli spinali anche per decenni senza dare manifestazioni cliniche. Quando le difese immunitarie dell'organismo sono particolarmente depresse, il virus passa da una fas di latenza ad una fase di malattia conclamata che non sarà una seconda varicella, ma una malattia completamente differente come L'Herpes Zoster.
Essa è una malattia neuro-cutanea caratterizzata da una ganglioneurite e da una eruzione eritematovescicolosa monolaterale metamerica. La prima localizzazione del virus si ha nelle cellule dei gangli sensitivi, solo in un secondo tempo il virus si localizza anche nelle cellule epiteliali dell'epidermide.
La malattia inizia con i una fase prodromi durante la quale il paziente lamenta dolore piuttosto intenso, ottuso, mal localizzato; dopo 3-4 giorni sulla cute compaiono chiazze eritematose leggermente rilevate, disposte generalmente monolateralmente e lungo il decorso di un singolo nervo. Nel giro di qualche ora sulle chiazze compaiono vescicole tese di pochi millimetri di diametro che ben presto si trasformano in pustole con contenuto siero-emorragico.
La comparsa delle vescicole è accompagnato da intenso dolore di tipo urente, strettamente localizzato alla regione cutanea interessata dall'eruzione.
L'evoluzione della malattia nella maggior parte dei casi è assai rapida: nel giro di 10-15 giorni le vescicole scompaiono lasciando come esiti chiazze pigmentate che generalmente scompaiono nel tempo.
In alcuni casi, soprattutto fra le persone anziane e se non prontamente curato, dopo la scomparsa delle lesioni cutanee, persistono algie e parestesie per lunghi periodi.
Infatti oltre alle lesioni cutanee, si possono avereanche lesioni nervose da infiammazione dei gangli delle radici dorsali, nevriti periferiche e leptomeningiti localizzate.
La terapia dell'Herpes Zoster varia in relazione all'età del paziente, alla localizzazione ed al quadro clinico.
Si usano possibilmente, entro le 48-72 ore dall'esordio dei sintomi dermatologici, gli antivirali per via sistemica ( Aciclovir 800 mg, 5 cpr al dì per 1 settimana o Brivudina 125 mg, 1 cpr die per 1 settimana. Più precoce sarà l'inizio di tale terapia, migliori risultati si raggiungeranno.
In caso di ipertermia elevata, è opportuno somministrare antipiretici; se l'infezione è estesa si possonoprescrivere antibiotici per evitare sovrapposizioni batteriche.
E' opportuna la somministrazione di vitamine B1 e B2, alte dosi di neuramide ed antiossidanti ( ac. alfa-lipoico).
In caso di dolore acutissimo e persistente si effettueranno le corrette terapie anti-dolore nelle sedi opportune ( fans, steroidi, oppioidi, anticonvulsivanti,anestetici locali,capsaicina, antidepressivi tricicli, roetgenterapia indiretta, alcoolizzazione del ganglio nervoso ecc. ecc.).

 

Dott. Sergio Panichi

 

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