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Molti Carnevali in Italia, traggono le proprie origini da tradizioni antiche; ad Ascoli, in particolar modo, il Carnevale riecheggia la Commedia dell'Arte. Cosa sono, se non brevi commedie estemporanee, le "macchiette" che animano la nostra piazza? E' facile, quindi, comprendere perchè la maschera assuma un'importanza fondamentale in questa occasione. Nel convegno che si è tenuto ieri, 26 febbraio, presso la Pinacoteca di Ascoli Piceno, ha però messo in risalto un altro aspetto della maschera, quello di "copertura" di ritratti.

L'impareggiabile Professor Papetti, direttore della pinacoteca di Ascoli, ha raccontato come fosse in uso commissionare al pittore, oltre al proprio ritratto, un altro dipinto con il quale coprire il ritratto stesso; il ritratto, così, veniva mostrato solo a persone "scelte".
Le "maschere" potevano consistere, oltre che in altri dipinti, anche in tendine vere e proprie. Due esempi di questa usanza:

 

 

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Il ritratto e la...maschera

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Quindi, le maschere, non sono soltanto Carnevale, non sono soltanto divertimento, ma sono altro, e molto di più, basti pensare che le prime sono apparse in Egitto, per coprire i volti dei defunti, e solo nel Medioevo diventano simbolo di trasgressione.

Il Professore Carlo Boso, uno dei più importanti registi del teatro europeo e portavoce autorevole della Commedia dell'Arte nel mondo, ha poi fatto una breve storia della maschera nella Commedia dell'Arte. Nasce nel Carnevale e arriva al Teatro di piazza. Alla fine dell'800, le maschere scompariranno, per poi assurgere a nuova vita verso la metà del 1900, quando Amleto Sartori e Gianfranco De Bosio creeranno le maschere in cuoio.

Presentatore del convegno, Francesco Aceti, già da alcuni anni curatore della Rassegna della Commedia dell'Arte, nell'ambito del Carnevale di Ascoli.

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sinistra e al centro: opere di Rosalba Carriera, a destra opera di Alessandro Longhi

 

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