Tra le chiese più antiche della città, S. Maria Intervineas rappresenta un bell'esempio di stile romanico, anche se la parte più anctica si può far risalire ai primi del IX-X secolo. Rimaneggiamenti sono avvenuti anche nel 1954, quando l'architetto Leporini eseguì dei lavori per restituire alla chiesa l'originale pianta basilicale.

     Perchè "Intervineas"? La tesi più accreditata parla di una chiesa sorta "tra le vigne", perchè dove sorge la chiesa, un tempo c'erano i vigneti; un'altra parla di una chiesa "inter vias", cioè tra le vie della città; un'altra ancora parla di una immagine sacra della Vergine, rinvenuta tra "tra le vigne" del quartiere di Campo Parignano; trasferita sulla riva opposta, venne conservata in una chiesa della quale però non ci è giunta traccia,

     E' uno dei pochi esempi di "Chiesa-Fortezza", di chiesa, cioè, in grado di offrire riparo e difesa ai fedeli, in caso di necessità. Di ciò ci da testimonianza la sobrietà della struttura, che al suo esterno presenta delle finestre lunghe e strette, e pochi elementi decorativi. Così è la facciata principale, con un portale ad arco acuto, mentre più movimentata è la facciata laterale, abbellita, in epoca recente, da un portale con lunetta recante una statua della Madonna.

     Alla destra della facciata principale, sorge la torre campanaria: struttura separata dalla chiesa, alla quale si accede tramite uno stretto passaggio sopraelevato.Costruita sul basamento di una torre gentilizia, il manufatto presenta due ordini di bifore disposte sui quattro lati, sopra ancora è posta la cella campanaria, ed infine la copertura a piramide.

     L'interno presenta una divisione a tre navate suddivise da archi sostenuti alternativamente da un pilastro e da una colonna di ordine ionico. Il transetto presenta la particolarità di essere 90 cm. più basso del resto della pavimentazione, poichè è la parte che non ha subito rifacimenti, contrariamente alle altre parti dell'edificio.


     All'entrata principale dell'edificio, sorge un monumentale baldacchino in travertino, sorretto da colonnine tortili poggianti su leoni stilofori, palesemente di fattura tardo-gotica. Da una iscrizione incisa sulla cornice dell'arco, si deduce essere questo il monumento funebre dell'umanista ascolano Nicola Pizzuti.
Gli affreschi che decorano le vele della struttura, rappresentano i quattro evengelisti seduti in trono, nell'atto di redigere i vangeli, ai lati sono poste le quattro virtù cardinali: giustizia, temperanza, prudenza e fortezza, con i simboli degli evangelisti: l'Angelo, il Leone, l'Aquila e il Toro. Al centro è posizionato il globo terrestre: tutti questi simboli vogliono rappresentare la Fede che sorregge il mondo


     Sul lato destro del presbiterio si trova un affresco raffigurante una Madonna col Bambino che in tempi passati fu oggetto di venerazione da parte degli ascolani: si racconta che un condannato all'impiccaggione si rivolse alla Vergine chiedendole di dare un segno della propria innocenza; a tale implorazione l'immagine sacra scostò il proprio capo dal muro, salvando così il condannato. Per questo la statua è anche detta "Madonna dell'impiccato".

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