tre autori rinascitaASCOLI PICENO: L'ISML di Ascoli Piceno, la libreria Rinascita e l'IIS "G.Mazzocchi-Umberto I" di Ascoli hanno organizzato l'evento culturale Tre autori, tre incontri, tre mafie.

Si tratta di un ciclo di incontri con tre importanti esperti del fenomeno mafioso.

Si inizierà martedì 13 marzo, alle 17, presso la libreria Rinascita. Coordinato dallo storico Costantino di Sante dell'ISML di Ascoli Piceno, il Prof. Francesco Benigno, Ordinario alla Normale di Pisa, illustrerà la storia della mafia attraverso il suo libro La mala setta.

Il 23 marzo, alle 17, sempre presso la libreria Rinascita, Franco La Torre, con il suo Pio la Torre: ecco chi sei, ricostruirà la storia dell'antimafia attraverso la figura e l'impegno del compianto Pio La Torre. Coordineranno l'incontro il magistrato Ettore Picardi e il prof. Giancarlo Sturba, docente dell'IIS "G.Mazzocchi-Umberto I".

Il 27 marzo, alla stessa ora e nella stessa sede, Omar Di Monopoli attraverso il suo libro Della perfida terra di Dio, parlerà ai presenti dei nuovi scenari delle mafie piccole e grandi del meridione. Coordinerà il terzo approfondimento la Dott.ssa Eleonora Tassoni di Rinascita.

L'organizzazione di tali eventi è stata possibile grazie alla fondamentale collaborazione dei tre enti del Capoluogo, da anni impegnati nella promozione di iniziative culturali di grande spessore su importanti temi della Storia moderna e del mondo contemporaneo, nonché grazie al contributo economico della Fainplast compound.

La partecipazione è aperta al pubblico e si rivolge in special modo agli studenti e ai docenti delle scuole del territorio. Per i partecipanti è previsto il rilascio di crediti formativi ai sensi della L 107/2015 per info Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

I TRE LIBRI:


13 MARZO ore 17
"LA MALA SETTA"
Questo libro si propone di affrontare in modo nuovo la questione del crimine organizzato italiano nella seconda metà del XIX secolo, utilizzando la categoria di «classi pericolose». Questa impostazione è diversa dalla prospettiva, comunemente adottata, che punta viceversa a studiare il crimine organizzato ottocentesco ex post, per cosí dire, «dall'oggi», e cioè a partire dalle forme e dalle strutture che la criminalità organizzata si è data durante il secondo dopoguerra. Vi è al fondo di questa prospettiva un residuo di un pregiudizio di stampo romantico, l'idea per cui vi siano dei soggetti separati, «i criminali», intesi come un popolo a parte, portatore di inequivocabili stigmate comportamentali e attitudinali che li rendono sempre uguali a sé stessi malgrado il tempo trascorso. L'adozione del modello delle «classi pericolose» consente invece di muoversi in direzione opposta, basandosi sulla concezione del crimine condivisa nell'Ottocento. Tutto ciò ha conseguenze importanti. Piuttosto che considerare, ad esempio, l'analisi della mafia delle origini come una sorta di premessa utile a sceverare le radici lunghe di pratiche criminali che daranno poi luogo nel XX secolo a «Cosa nostra», esso invita invece a immergersi nella confusione dei discorsi e delle pratiche di quell'epoca. Inoltre, una prospettiva del genere obbliga a riunire ciò che è stato artificialmente separato, vale a dire l'indagine sulla camorra a quella sulla mafia. Vi è infine il bisogno di uscire da una certa concezione ristretta della storia del crimine come storia sociale intesa alla vecchia maniera, reintroducendovi le urgenze della politica e le forme dell'immaginario collettivo.

Lo sviluppo del crimine organizzato nei primi due decenni dell'Italia unita, e in particolare la crescente popolarità di mafia e camorra considerate alla stregua di sette segrete, è strettamente legato alla lotta dello Stato contro gli eversori, repubblicani prima e socialisti internazionalisti poi. In questo dirompente e innovativo libro, Francesco Benigno illustra il rapporto tra il neonato Stato italiano e la criminalità organizzata, avvalendosi di fonti d'epoca poliziesche e giudiziarie oltre che delle fonti giornalistiche coeve. Il risultato dell'indagine mostra come attorno al nodo dell'ordine pubblico la società italiana si divida e si ricomponga lungo linee di frattura che oppongono - a Nord come a Sud - svariate opzioni ideali e politiche e differenti concezioni della pubblica sicurezza. Il libro mostra anche la genesi di pratiche poliziesche di manipolazione, infiltrazione e diversione comuni in epoca liberale e che, attraverso il fascismo, sono poi transitate nell'Italia repubblicana.

23 MARZO ore 17.00
"ECCO CHI SEI: PIO LA TORRE NOSTRO PADRE" 
Pio La Torre è stato l'unico parlamentare della Repubblica ucciso dalla mafia mentre era ancora in carica. A trentacinque anni dalla sua morte, avvenuta il 30 aprile 1982, i suoi due figli, Franco e Filippo, raccontano l'eccezionale normalità di un eroe che non ha mai voluto diventare un eroe, l'umanità di un uomo e di un padre ancora scomodo, che interroga ciascuno di noi, chiedendoci fino a dove siamo disposti a metterci in gioco per vivere davvero le nostre battaglie. «Il motivo per cui nostro padre poté fare quello che fece sta proprio in questa identificazione totale e piena con le sue battaglie. Oggi come allora queste parole possono sembrare retoriche eppure non lo sono. Pochi hanno avuto e hanno la credibilità per pronunciarle, pochi possono davvero dire "Io sono la mia battaglia"».

27 MARZO ore 17.00
"NELLA PERFIDA TERRA DI DIO"
Da tempo, al nome di Omar Di Monopoli ne sono stati accostati alcuni altri di un certo peso: da Sam Peckinpah a Quentin Tarantino, da William Faulkner a Flannery O'Connor. Per le sue storie sono state create inedite categorie critiche: si è parlato di western pugliese, di verismo immaginifico, di neorealismo in versione splatter. Nonché, com’è ovvio, di noir mediterraneo. Questo nuovo romanzo conferma pienamente il talento dello scrittore salentino – e va oltre. Qui infatti, per raccontare una vicenda gremita di eventi e personaggi (un vecchio pescatore riciclatosi in profeta, santone e taumaturgo dopo una visione apocalittica, un malavitoso in cerca di vendetta, due ragazzini, i suoi figli, che odiano il padre perché convinti che sia stato lui a uccidere la madre, una badessa rapace votata soprattutto ad affari loschi, alcuni boss dediti al traffico di stupefacenti e di rifiuti tossici, due donne segnate da un destino tragico, e sullo sfondo un coro di paesani, di scagnozzi, di monache), Omar Di Monopoli ricorre a una lingua ancora più efficace, più densa e sinuosa che nei romanzi precedenti, riuscendo a congegnare con abilità fenomenale sequenze forti, grottesche e truculente in un magistrale impasto di dialetto e italiano letterario – sino a farla diventare, questa lingua, la vera protagonista del libro.

 

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